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Torna a lavoro dopo un trapianto di fegato: l’azienda lo licenzia in tronco

Antonio Forchione, 55 anni, è stato licenziato il giorno stesso in cui è tornato a lavoro dopo otto mesi di convalescenza dovuti a un trapianto di fegato. “Lunedì sono tornato al lavoro, ma mi hanno detto che il posto per me non c’era più. Ma io avrei accettato anche un demansionamento”.
A cura di Davide Falcioni
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Gli operai della Oerlikon Graziano di Rivoli hanno scioperato per due ore durante il turno odierno sostenuti dai sindacati Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil per protestare contro il licenziamento di Antonio Forchione, 55 anni, un lavoratore invalido al 100 %. La decisione dell'azienda è stata definita inaccettabile in virtù del fatto che l'uomo, rientrato in fabbrica dopo otto mesi si convalescenza dovuti a un trapianto di fegato, è stato licenziato in tronco. "Non posso più svolgere la mia mansione precedente, l'azienda non ha trovato nulla da farmi fare e mi ha mandato via", ha commentato il lavoratore, che ha incontrato comunque la solidarietà dei suoi colleghi della Oerlikon – ditta specializzata nella realizzazione di sistemi di trasmissione – e degli altri dello stabilimento di Luserna San Giovanni, nel Torinese. L'adesione allo sciopero – hanno fatto sapere i sindacati – è stata molto alta.

Chi è il lavoratore licenziato: "Ho fatto sempre il mio dovere, senza mai lamentarmi"

La Oerlikon Graziano può contare su circa 700 dipendenti a Rivoli, più altri 800 nel resto d'Italia. Antonio Forchione era quello che si suol dire un operaio "modello": "Ho sempre fatto i tre turni senza lamentarmi", racconta a Repubblica. La vita del 55enne è stata stravolta unanno fa, quando in seguito a una visita di controllo ha scoperto di avere una brutta malattia al fegato: "Mi avevano dato sei mesi di vita. Poi ho subìto un trapianto e l'operazione è andata bene", spiega. Dopo sei mesi di mutua, a gennaio sarebbe voluto tornare sul posto di lavoro ma i medici gli avevano fortemente consigliato di attendere ancora un po', raccomandandogli comunque di non respirare i fumi e le polveri di lavorazione: "L'azienda mi ha suggerito di mettermi in ferie, così ho smaltito i giorni che avevo a disposizione. Lunedì sono tornato al lavoro, ma mi hanno detto che il posto per me non c'era più. Ma io avrei accettato anche un demansionamento".

Fiom: "C'erano le condizioni per trovare una soluzione"

Gianni Mannori, sindacalista della Fiom, aggiunge: "C'erano tutte le condizioni per trovare una soluzione, ma da parte dell'azienda non c'è stata la volontà. I rappresentanti sindacali sono stati informati a licenziamento già avvenuto. La protesta è stata indetta anche perché è il terzo caso simile, dopo quelli quelli che hanno riguardato due delegati Fiom negli stabilimenti di Bari e di Sommariva Bosco". Dal canto suo il lavoratore farà causa per ottenere un risarcimento con la speranza che il tribunale gli riconosca un indennizzo sufficiente da consentirgli di agganciare la pensione, tra cinque anni. "Sono convinto che il giudice mi darà ragione, ma mi auguro che una cosa del genere non succeda mai più: se mi fosse capitato dieci anni fa non avrei avuto nessuna speranza di andare in pensione".

La Oerlikon valuta annullamento del licenziamento

In una nota la Oerlikon ha comunicato di star valutando l'annullamento del licenziamento dell’operaio trapiantato licenziato. Antonio Forchione, lavoratore della filiale di Rivoli, potrebbe così essere reintegrato. A riferirlo i dirigenti aziendali dal quartier generale svizzero di Pfaffikon. La decisione – fanno sapere dall'azienda – non è stata presa dal responsabile locale e potrebbe trattarsi di un errore. La decisione definitiva verrà presa oggi intorno alle 17.

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