Ue: “Spostare le tasse dal lavoro alla casa”. Renzi: “Decidiamo noi, non i burocrati Ue”
UPDATE – Non si è fatta attendere la risposta del Presidente del Consiglio Matteo Renzi alle "indicazioni" della Commissione Europea. "Quali tasse ridurre lo decidiamo noi e non i burocrati di Bruxelles", ha attaccato Renzi, ricordando che l'Unione Europea "non ha il compito di discutere le politiche fiscali dei Governi".
L'Italia deve tagliare le tasse sul lavoro. È questo il senso del messaggio inviato dalla Commissione Europea a tutti gli stati membri a due settimane dall'approvazione del Parlamento della legge di stabilità che, nelle intenzioni di Renzi, dovrebbe decretare la fine della tassa sulla prima casa. Secondo Bruxelles il sistema fiscale di tutti gli stati membri "tende a basarsi fortemente sulla tassazione del lavoro che può deprimere sia l'offerta che la domanda di lavoro". Per questa ragione è necessario concentrare l'attenzione "sui modi appropriati per spostare il carico fiscale dal lavoro e ad altri tipi di tassazione che sono meno dannose alla crescita e all'occupazione come i consumi, la proprietà e le tasse ambientali". Secondo un report della commissione alcuni paesi, tra cui l'Italia, "appaiono avere sia una necessità potenziale di ridurre il carico relativamente alto della tassazione sul lavoro sia lo spazio potenziale per aumentare le imposte meno discorsive". Nella nostra stessa condizione ci sono Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Lettonia, Ungheria, Austria, Portogallo, Romania.
Il dossier europeo riconosce che in Italia, e in altri stati, sono state già ridotte le tasse sul lavoro con misure mirate a particolari gruppi di lavoratori, tra i quali quelli a basso reddito e i lavoratori con figli. Per quanto riguarda il nostro paese vengono segnalate alcune misure considerate positive, come gli sgravi per le aziende che assumono per i prossimi tre anni e la deduzione dei costi del lavoro dall'Irap, oltre al regime fiscale semplificato per i lavoratori autonomi.
La Commissione europea, contrariamente alle intenzioni del governo, sembra propendere per uno spostamento della tassazione dal lavoro alla casa ritenendo che ciò non arrechi effetti collaterali negativi sullo sviluppo economico, ma riconoscendo che comunque si tratta di una scelta fiscale "che attualmente genera solo una proporzione relativamente piccola del totale delle entrate fiscali".
