31 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Soldato sarà risarcito dallo Stato con 447mila euro. Si è ammalato con l’uranio impoverito

Il capitano era stato impegnato in missioni all’estero dal 1996 al 2002. Il ministero della Difesa aveva provato a difendersi adducendo l’omessa informazione ai militari delle condizioni di rischio e per la mancata adozione di idonee misure di protezione dai fattori di contaminazione. Ma il Tar gli ha dato torto.
A cura di Biagio Chiariello
31 CONDIVISIONI
Immagine

Il ministero della Difesa dovrà risarcire per 447.000 euro un militare ammalatosi in guerra a causa dell’ uranio impoverito: tra l'ottobre 1996 e il giugno 2002 aveva effettuato diverse missioni all'estero, soprattutto nei Balcani. Nel mese di giugno 2004 gli era stato diagnosticato un carcinoma papillare alla tiroide a causa del quale fu sottoposto ad intervento di tiroidectomia totale. Secondo il comitato di verifica le cause del tumore erano "dipendenti da causa di servizio" e "riconducibili alle particolari condizioni ambientali ed operative di missione". Prima di arrivare al Tar il ministero era stato condannato anche dal tribunale civile fiorentino al quale si era rivolto il soldato nell'ottobre 2010.

La tesi dell’avvocatura dello Stato aveva provato a smontare le accuse facendo appello alla mancata conoscenza all’epoca dei fatti della nocività dell’uso dell’uranio impoverito, oltre che su un carente nesso causale fra la malattia che è insorta al termine dell’operazione e gli armamenti a rischio. Tesi che è stata rigettata dai giudici amministrativi, guidati dal presidente del Tar della Toscana Armando Pozzi. Nella sentenza, il Tar ha evidenziato come il comitato di verifica delle cause di servizio (vale a dire il massimo organismo previsto dalla pubblica amministrazione per decidere in merito), nel 2008 aveva già dato ragione al militare. E non è vero che all’epoca dei fatti non si aveva conoscenza della pericolosità dell’uranio impoverito: infatti sin dalla guerra nel Golfo del 1991 sono stati accertati casi di cancro riconducibili alla particolare miscela di proiettili e dal 1992 anche lo Stato italiano è stato informato sulle contromisure adottate, per preservare la salute degli uomini in divisa, in ambito Onu e Nato.

Nello specifico, il militare, che continua col grado di capitano a svolgere la propria mansione di paracadutista, si è visto riconoscere 27.250 euro derivanti dall'invalidità temporanea, ulteriori 321.678 euro dall'invalidità permanente e altri 98.850 euro per il mancato impiego nelle missioni svolte all'estero del reggimento di appartenenza. Il ministero della Difesa è stato condannato, inoltre, a rifondere gli interessi maturati e 4.000 euro di spese legali.

31 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views