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Siria, la fuga di Shadi e Samir, i fratelli di Madaya: “Lì i bambini muoiono di fame”

Shadi e Samir, due fratelli di 15 e 12 anni, fuggiti da Madaya prima dell’inizio dell’assedio della città da parte delle truppe di Bashar al Assad, raccontano la loro esperienza a Save the Children. La fame e lo stress psicologico di vivere isolati ha conseguenze terribili, soprattutto per i più piccoli. Negli ultimi due mesi, almeno sei bambini e altri sette adolescenti hanno tentato il suicidio.
A cura di Mirko Bellis
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Madaya, bambini, Siria, assedio
Shadi (a sinistra) e Samar (Foto: Save the Children)

Shadi e Samir sono due bambini fortunati. Hanno lasciato alle spalle l’assedio della loro città, Madaya. Dal 2015 vivono da una alcuni parenti nella regione della Bekaa, nel vicino Libano. Sono riusciti a scappare prima di vedere gli effetti dell’isolamento totale imposto dell’esercito di Damasco ai 40.000 abitanti ancora intrappolati nella città siriana.

Quando Shadi, un ragazzo di 15 anni e sua sorella Samar, di 12, abbandonarono Madaya non avrebbero mai pensato di non rivedere più i loro genitori. Sono partiti nella notte per Damasco, distante cinquanta chilometri. Le possibilità per i due adolescenti una volta raggiunta la capitale erano veramente poche. Tornare indietro era ormai impossibile, e così, Shadi e Samir, decisero di fuggire assieme ad una zia in Libano dove vivono i nonni.  I genitori, invece, sono rimasti bloccati a Madaya dove dal luglio del 2015 l'esercito leale a Bashar al Assad, assieme agli alleati di Hezbollah, chiude ogni via di uscita e di accesso a questa piccola città montana. Da Madaya è praticamente impossibile fuggire. Il territorio circostante è disseminato di mine anti-uomo ma in Siria nel 2016, quello che non possono i bombardamenti, lo fa la fame. L’assedio medioevale ha già causato la morte di stenti di almeno 65 persone. All’inizio di quest’anno, il mondo si commosse con le tremende immagini di bambini malnutriti che arrivavano da Madaya. Le notizie riportavano che ormai la popolazione era ridotta a mangiare foglie d'albero e insetti per poter sopravvivere.

Lo stress psicologico di vivere sotto assedio ha conseguenze terribili, soprattutto per i più piccoli. L’organizzazione non governativa, Save the Children, ha denunciato che a Madaya almeno sei bambini e altri sette adolescenti hanno tentato il suicidio negli ultimi due mesi.  Sonia Khush, direttrice di Save the Children in Siria, ha dichiarato: "Ci sono più di 250.000 bambini che vivono sotto assedio in Siria e ogni giorno assistiamo ai loro traumi e angosce”.

Nonostante la loro giovane età, Shadi e Samir sono a conoscenza dell’assedio della loro città natale. I due ragazzi – intervistati da Save the Children – hanno raccontato la loro esperienza prima di abbandonare Madaya. Samir ha detto: “Abbiamo sentito che un sacco di bambini sono morti di fame. Nostra madre ci ha detto che la situazione è brutta e che stava cercando di scappare con mio padre”. Shadi ricorda la mancanza di cibo e l’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità (a Madaya, un chilo di farina costa 100 dollari a fronte di uno stipendio mensile medio di 200 dollari). Parla dei bombardamenti e delle rare occasioni in cui questi cessavano per un attimo.

Si sentono fortunati di essere sfuggiti alla fame però la preoccupazione per la sorte dei genitori non li abbandona mai. La piccola di dodici anni ha confidato al personale della Ong: “Mia mamma sta aiutando gli atri bambini rimasti a Madaya. Spero non le accada niente di male”. Mentre aspettano il giorno in cui potranno stare di nuovo con la loro famiglia, i due fratelli frequentano un centro di formazione sostenuto da Save the Children nella regione della Bekaa in Libano. La loro speranza più grande: che l’assedio finisca presto.

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