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Sinodo sulla famiglia verso la conclusione tra fratture, polemiche e critiche

Alcuni vescovi contestano sia le modalità di gestione del sinodo, sia quelle che hanno portato alla stesura di un testo dove la parola “peccato” è presente più di “misericordia”. Annunciato il tema del sinodo dell’anno prossimo.
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Il sinodo straordinario sulla famiglia si avvia verso la sua conclusione e, in attesa del documento finale, continua la discussione su quello redatto a metà lavori. Il senso del testo sta tutto nel fatto che il termine “misericordia” è più presente di “peccato”. I prelati hanno provato a fare una sintesi equilibrata tra dottrina storica e nuove esigenze pastorali e vengono aperte diverse brecce dai progressisti su temi di cui molto di è discusso negli ultimi mesi, come la comunione ai divorziati risposati o il ruolo dei conviventi nella Chiesa. Il testo, invece, è molto più fumoso quando si parla degli omosessuali.

Il sinodo è stato finora animato dallo scontro tra vescovi progressisti e vescovi tradizionalisti. Il documento, preparato da vescovi vicini a papa Francesco (nelle votazioni per i responsabili delle mini-assemblee che stanno affrontando temi specifici, invece, sono stati eletti molti prelati dell’ala tradizionalista), è un coacervo delle posizioni più diverse, che a volte appaiono anche completamente slegate tra di loro. Si tratta, ovviamente, del frutto di una mediazione, che però rischia di generare ulteriore confusione tra i fedeli e parecchi mal di pancia. Il più duro, nelle ultime ore, è stato il presidente dei vescovi della Polonia, l’arcivescovo di Poznan Stanisław Gadecki, che, intervistato da Radio Vaticana, ha detto in maniera chiara che il documento sinodale si distacca dall’insegnamento di Giovanni Paolo II sulla famiglia e che, in alcuni punti, sembra, addirittura, essere anti-famiglia. Molti vescovi, poi, non hanno gradito il fatto che, nonostante il Papa abbia chiesto di parlare apertamente durante i lavori, i singoli interventi sono stati, di fatto, secretati e le sintesi lasciate alla cura della Sala Stampa vaticana, con la conseguenza che chi le legge non ha la possibilità di rendersi conto chi abbia sostenuto questa o quella posizione.

Insieme a “misericordia”, parola tanto cara a papa Francesco, l’altra parola chiave della relazione di metà sinodo è “discernimento”, cioè capacità di distinguere le singole situazioni personali e non valutare tutti i casi con lo stesso metro di giudizio, come aveva chiesto il cardinale Walter Kasper, che secondo alcuni agisce da “megafono” del pontefice. Riguardo alle convivenze e ai matrimoni civili e ai divorziati risposati, si legge nel testo che se ci sono “circostanze attenuanti” rispetto al peccato, allora, in alcuni casi, può diventare possibile riammettere i divorziati risposati alla comunione. “Quando l’unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico, è connotata da affetto profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità di resistere nelle prove, può essere vista come un germe da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio” si legge nel documento. Il sinodo poi sposa la tesi di papa Francesco di snellire le procedure per dichiarare la nullità dei matrimoni, che, in alcuni casi, potrebbero essere affidati a “un processo sommario da avviare nei casi di nullità notoria” cancellando le lunghe trafile del Tribunale della Sacra Rota. Il tema degli omosessuali nella Chiesa viene forse ritenuto più spinoso ed i vescovi lo affrontano in maniera più generica: si chiede di garantire ai gay “spazio di fraternità nelle nostre comunità” ribadendo la contrarietà ai matrimoni tra persone dello stesso sesso ed alla “teoria del gender”, per la quale ogni persona deve essere libera di stabilire in maniera autonoma il proprio orientamento sessuale.

Alcuni commentatori, forse troppo ottimisti o pessimisti, a seconda della loro prospettiva, già prevedono che nel giro di un anno la Chiesa cattolica potrebbe vivere la sua più grande rivoluzione dai tempi del Concilio di Trento, nel Cinquecento. Invece, il testo dei vescovi dice e non dice, non dà risposte definitive, che probabilmente non arriveranno neppure alla fine del sinodo. Se ne riparlerà l’anno prossimo, in un nuovo sinodo che avrà come titolo “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa nel mondo contemporaneo”, come annunciato nelle scorse ore.

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