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Scoperto da una studiosa italiana il Corano più antico del mondo

È stata una ricercatrice italiana, Alba Fedeli, a portare alla luce il manoscritto coranico più antico del mondo: scoperto quasi per caso nella biblioteca dell’Università di Birmingham, il testo è stato sottoposto alle analisi al carbonio, che ne hanno stabilito la datazione fra 568 e 645 dopo Cristo, appena pochi decenni dopo la morte del profeta Maometto.
A cura di Federica D'Alfonso
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L'antichissimo frammento del Corano scoperto nella biblioteca dell'Università di Birmingham potrebbe essere il più antico documento a nostra disposizione sulla storia dell'Islam: è stato scoperto quasi per caso, in una collezione di testi e documenti dell'antico Medio Oriente dell'ateneo britannico. Se le analisi al carbonio risultassero corrette, il testo permetterebbe di fare un grandioso passo avanti nello studio storico dell'Islam, oltre all'importanza fondamentale che rivestirebbe per tutti i musulmani. Un reperto ignorato a lungo, perso fra gli innumerevoli testi della biblioteca: il libro sacro sarebbe rimasto per oltre un secolo a Birmingham senza che nessuno ne scoprisse l'importanza. È stato grazie ad una studiosa italiana che il testo è venuto alla luce, permettendo di effettuare analisi al carbonio 14 che lo hanno datato ad almeno 1370 anni fa, forse anche più indietro. Alba Fedeli, laureata all'Università Cattolica di Milano e allieva del grande arabista Sergio Noja Noseda, si trova a Birmingham dal 2000, ed è grazie al suo occhio esperto che è stato possibile riconoscere la particolarità del testo.

"Ho capito dalla scrittura che quei manoscritti erano molto antichi. Quel particolare tipo di caratteri risale a quel periodo", ha dichiarato Alba Fedeli: il testo è infatti scritto con inchiostro nero, in Hijazi, una prima forma di arabo. La ricercatrice ha poi insistito affinché la biblioteca facesse datare la pergamena, e l'analisi al carbonio effettuata nei laboratori dell'Università di Oxford ha permesso di collocare il manoscritto in un periodo che va dal 568 al 645 dopo Cristo. "La datazione delle pergamene lascia immaginare che la persona che ha vergato le pagine potrebbe aver addirittura conosciuto e ascoltato le preghiere del Profeta", ha dichiarato David Thomas, titolare della cattedra di cristianità ed Islam dell'ateneo.

il manoscritto di Birmingham
il manoscritto di Birmingham

Secondo la tradizione musulmana infatti, il profeta Maometto ha ricevuto la rivelazione che compone il Corano fra il 610 e il 632, l'anno della sua morte. All'epoca, il messaggio divino non venne riportato nel libro che conosciamo oggi, ma venne conservato "nella memoria degli uomini". Dopo un periodo di circolazione orale, il califfo Abu Bakr, primo leader della comunità musulmana dopo Maometto, ordina la trascrizione di tutto il materiale che oggi forma il testo sacro. La stesura finale fu completata poi sotto la direzione del terzo leader, il califfo Uthman, nel 650 circa.

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Il manoscritto rinvenuto a Birmingham risalirebbe a non più di vent'anni dopo la morte del profeta Maometto: una scoperta estremamente importante per gli studiosi e per tutto il mondo musulmano, perché riporta alla luce il più antico documento sull'Islam ad oggi conosciuto, e perché conferma la credenza musulmana secondo la quale il Corano che si legge oggi sia lo stesso testo che è stato standardizzato sotto Uthman, il resoconto esatto, senza aggiunte o variazioni, delle rivelazioni che sono state consegnate da Allah a Maometto.

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