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Renzi a Imola: “Noi non aggrediamo i giornalisti, anche quando siamo in disaccordo”

Intervenendo dal palco della Festa dell’Unità nazionale di Imola, il segretario del Pd Matteo Renzi ha attaccato il Movimento 5 Stelle e Beppe Grillo, replicando alle accuse di scarsa democrazia all’interno del Partito Democratico, e ha parlato delle priorità del governo Gentiloni: creare lavoro, abbassare le tasse, riformare l’Europa e il Fiscal Compact.
A cura di Charlotte Matteini
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Intervenendo all'evento di chiusura della Festa dell'Unità nazionale a Imola, il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi ha aperto il suo discorso con un velato attacco al Movimento 5 Stelle che proprio nelle stesse ore stava celebrando la chiusura di Italia 5 Stelle a Rimini, sottolineando che i numeri non permettono di affermare che la loro sia una effettiva democrazia come vanno sostenendo da molti anni. Ribadendo il concetto espresso ieri dal palco di Trani, Renzi ha spiegato: "Noi abbiamo portato due milioni di persone al gazebo, loro parlano di democrazia. Nel corso di quest'anno, inoltre, i dati ci dicono che oltre mezzo milione di persone hanno versato il proprio due per mille al Partito Democratico, più del numero degli iscritti al Pd. Noi non siamo dipendenti di un'azienda privata che fa software, ma cittadini di un Paese che si chiama Italia. Non scegliamo il capo sulla base di un principio dinastico, ma scegliamo il leader sulla base di un principio democratico. Il fatto che da noi votino in milioni ci viene spesso disconosciuto, ma siamo la più grande comunità politica d'Europa. Se guardiamo a noi stessi e le nostre polemiche non ci rendiamo conto di quanto sia grande".

Proseguendo Renzi ha difeso i giornalisti dagli attacchi subiti durante la tre giorni del Movimento 5 Stelle, sottolineando che "in una democrazia la funzione della Stampa è molto importante" e non è ammissibile che i giornalisti vengano aggrediti o intimiditi. Nel corso del suo intervento dal palco di Imola, Renzi ha poi parlato di Europa e dei progetti del Partito Democratico al governo: "Abbiamo bisogno di un'Europa con la E maiuscola: si può contestare ma quando si tratta di lasciarla si fa fatica", ha dichiarato Renzi. "C'è bisogno dell'Italia che sia protagonista in Europa e se non lo facciamo noi ci sono quelli che vogliono uscire dall'euro, non si sa per andare dove". Nonostante ciò, però, Renzi è tornato a ribadire la necessità di riformare il Fiscal Compact.

Per il segretario del Pd le priorità del governo sono la crescita economica e il lavoro, a differenza del Movimento 5 Stelle che punta sull'assistenzialismo: "Quel 918mila non è un numero, sono persone che con un lavoro  hanno trovato dignità. La differenza tra noi e gli altri è che noi diciamo 918mila e sono posti di lavoro, loro non pensano a posti di lavoro pensano all'assistenzialismo per tutti, alla mancanza di centralità del lavoro. È qui la differenza", ha sottolineato Renzi. "Se educhiamo i nostri figli all'assistenzialismo, li educhiamo alla povertà, all'incapacità. Questo è un passaggio storico", ha proseguito il segretario del Pd, aggiungendo che il governo dovrà inoltre preoccuparsi di creare lavoro allo scopo di diminuire la disoccupazione giovanile che si attesta ancora oggi al 35%.

"Ditelo agli italiani che volete togliere gli 80 Euro, licenziare 100mila insegnanti assunti, rimettere la tassa sulla prima casa", accusa Renzi, ribadendo che l'altra priorità del governo sarà l'abbassamento del livello di tassazione: "Le tasse sono ad un livello insopportabile: il Pd ha ridotto le tasse, puntando sulla crescita. Allo stesso tempo abbiamo ridotto il debito pubblico. Gli altri hanno solo promesso di abbassare le tasse", sottolineando che il governo proseguirà su questa strada. "Se toccherà a noi, apriremo un nuovo patto fiscale con gli italiani allo scopo di creare posti di lavoro. Inutile parlare di sinistra se non si creano posti di lavoro".

"Abbiamo portato il Paese fuori dalla crisi, ma da qui a sei mesi abbiamo una partita difficile. I populisti hanno perso ovunque, c'è ragione di credere che perderanno in Germania. Perciò giocheranno tutte le loro carte in Italia. E allora quel che abbiamo fatto il Pd deve costruire una proposta credibile per fermare i populisti in Italia. Il Pd deve essere all'altezza della responsabilità di essere argine al populismo", ha evidenziato Renzi affrontando il tema dei populismi europei.

"Non vi dico che sarà facile. Anzi, io troppo spesso l'ho fatta facile. Vi ho nascosto un po' di sudore, un po' di fatica. E forse, con il senno del giorno dopo, ho sbagliato. Sono andato molto di corsa, perché sento insieme a voi l'urgenza, l'impellenza di mettere mano ancora a molte cose. Ma una cosa ho capito nei tre anni di palazzo Chigi: forse non è così facile come l'ho raccontata, ma è possibile. L'Italia si può cambiare. E se non la cambiamo noi, l'Italia non la cambia nessuno".

Infine, un nuovo attacco alla "sinistra a sinistra del Pd", ovvero quella degli scissionisti che pochi mesi fa hanno abbandonato il Pd: "C'è qualcuno alla nostra sinistra o presunta tale che ci ha educato alla bandiera, ditta e alla prima occasione ha lasciato la bandiera e la ditta per un risentimento personale che non ha ragione di esistere. A questo risentimento rispondiamo con il sentimento di una politica diversa. Per essere di centrosinistra si deve fare di più ma il primo modo è creare crescita e benessere, non fare i convegni. Dobbiamo uscire dalla modalità litigio, uscire dalle discussioni interne mentre c'è la possibilità di cambiare il paese. La modalità litigio bisogna tenerla da parte, la riprendiamo dopo le elezioni, ora siamo in modalità campagna elettorale".

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