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Referendum a rischio, Radicali: “Governo viola diritti civili e politici degli italiani”

Mario Staderini, insieme a Mara Mucci e Riccardo Magi di Radicali italiani, ha presentato un ricorso al Tar chiedendo venga annullato il referendum del 17 aprile. Motivo? Il governo italiano avrebbe deliberatamente contratto i tempi della campagna referendaria allo scopo di ostacolare il corretto svolgimento della consultazione.
A cura di Charlotte Matteini
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trivelle in mare

Il referendum sulle trivelle potrebbe saltare. Questa è la notizia bomba annunciata da Radicali italiani. Dieci giorni fa, infatti, al Tar del Lazio è stato presentato un ricorso per chiedere l'annullamento del decreto del 16 febbraio, il decreto con il quale il Governo ha fissato la data del 17 aprile per il referendum contro le trivellazioni a ridosso delle coste italiane. Tra i firmatari del ricorso figurano Riccardo Magi, attuale segretario di Radicali Italiani, Mara Mucci, ex parlamentare del Movimento 5 Stelle ora radicale e, in qualità di "cittadino elettore", come ama definirsi, l'ex segretario di Radicali Italiani Mario Staderini. Qualora il ricorso dovesse essere accolto dal Tar, che ha fissato l'udienza per il prossimo 13 aprile, il referendum verrebbe annullato. Nel caso venisse giudicato inammissibile, i ricorrenti potrebbero comunque impugnare il parere entro il 17 aprile.

"E' in qualità di cittadino elettore, non di politico, che chiedo vengano rispettati dei diritti costituzionalmente garantiti", così Mario Staderini racconta ai nostri microfoni i motivi per cui ha deciso di impegnarsi nella presentazione di questo ricorso e spiega quali obblighi legislativi avrebbe violato il Governo Renzi con quel decreto emanato il 16 febbraio: "I motivi per cui abbiamo voluto presentare il ricorso sono molteplici, ma sostanzialmente già solo il fatto di aver fissato la data al 17 aprile, ovvero la prima data utile permessa dall'attuale legge che regola l'organizzazione delle consultazioni referendarie. Secondo la legge, risalente al 1970 e mai modificata, i referendum possono essere programmati solo dal 15 aprile al 15 giugno e il 17 aprile è proprio la prima domenica utile del periodo. Essendo stato emanato il decreto il 16 febbraio, la campagna referendaria ha una durata totale pari a soli 62 giorni. Oltretutto, essendo prevista anche una tornata elettorale per le amministrative a giugno, la scelta di non accorpare le due competizioni tradisce l'intento del governo, ovvero puntare al crollo della partecipazione democratica".

Perché è stato presentato solamente ora questo ricorso, così a ridosso di scadenza? "La spiegazione è semplice: io sono un cittadino senza alcun tipo di carica politica, Radicali italiani è un partito completamente autofinanziato e quindi privo di grandi risorse economiche. Il ricorso è stato depositato 10 giorni fa e abbiamo atteso tutto questo tempo per questioni tecniche: abbiamo dovuto trovare un avvocato che ci aiutasse senza chiedere compenso e predisporre il tutto basandoci unicamente sulle risorse messe a disposizione dei volontari. Era però importante, secondo noi, denunciare le azioni irregolari compiute dal Governo Renzi perché minano il corretto funzionamento dei meccanismi di democrazia rappresentativa".

In pratica, secondo Staderini e Radicali Italiani così agendo, il Governo avrebbe violato alcune norme del "Patto internazionale dei diritti civili e politici" adottato dall'Onu nel 1966, oltre alle norme previste dal "Codice di buona condotta sui referendum" adottato dal governo italiano nel 2008. In sostanza, la scelta di una data così a ridosso all'emanazione del decreto ha "deliberatamente contratto i tempi per lo svolgimento della consultazione referendaria, violando il diritto di neutralità e di conseguenza ha impedito ai cittadini di poter accedere a una corretta informazione", sostiene Staderini.

Il codice di buona condotta, infatti, dispone che tutti i materiali utili alla corretta informazione degli elettori chiamati a esprimersi in merito a un quesito referendario debbano essere diffusi "largamente in anticipo" rispetto alla data del voto, ma anche "inviati direttamente ai cittadini, che dovrebbero riceverli in anticipo rispetto alla data del voto". Non solo: la campagna ufficiale sarebbe iniziata solo il 29 marzo, data in cui è stata mandata in onda la prima tribuna referandaria, ovvero quando ormai il 60% del tempo a disposizione era già ormai trascorso.

"Il governo, come ogni governo si sia succeduto in Italia, non vede di buon occhio le consultazioni referendarie. In questo caso, l'esecutivo Renzi ha ben due motivazioni per essere contrario, anzi due conflitti di interesse: il primo è banale. Siccome il quesito che si andrebbe ad abrogare è un provvedimento emanato dal governo Renzi è chiaro che è nel loro interesse sperare che il referendum vada male, il secondo è di tipo economico. Lo Stato italiano è azionista di Eni e nel caso in cui il referendum dovesse passare, l'Eni verrebbe danneggiata", dice Staderini.

Il Governo quindi avrebbe fatto orecchie da mercante e non avrebbe rispettato numerosi obblighi che il codice di buona condotta del Consiglio europeo impone e non rispettandoli, quindi, avrebbe impedito il corretto svolgersi della campagna referendaria, indirizzando potenzialmente l'esito del voto. E' questa la tesi che sostiene il ricorso presentato da Mario Staderini e Radicali italiani. Per ottenere una risposta, però, bisognerà attendere il 13 aprile, giorno in cui il Tar del Lazio si esprimerà nel merito.

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