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Reddito di cittadinanza di 600 euro: ecco la proposta del Movimento 5 Stelle

Il Movimento Cinque Stelle è pronto a presentare la sua proposta di legge sul reddito di cittadinanza che prevede anche un riordino dei centri per l’impiego.
A cura di Antonio Palma
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Dopo mesi di lavoro sulle bozze, i parlamentari del Movimento Cinque Stelle sono riusciti finalmente a formulare un disegno di legge per introdurre in Italia il reddito di cittadinanza per chi perde un lavoro e per chi pur lavorando si trova sotto la soglia di povertà.  La proposta verrà presentata ufficialmente nei prossimi giorni ma come anticipa ilfattoquotidiano.it ,che ha potuto ricostruire gli aspetti fondamentali del ddl, la nuova legge sul reddito di cittadinanza prevede un contributo massimo di 600 euro per ogni persona agganciato però ad una riforma più generale del mercato del lavoro. Il costo complessivo dell'operazione secondo i parlamentari del Movimento Cinque Stelle dovrebbe aggirarsi intorno ai 20 miliardi di euro anche se al momento non sono note le coperture finanziarie che saranno comunicate solo con la presentazione del ddl  in Parlamento. Il disegno di legge sul reddito di cittadinanza del M5S ad ogni modo prevede un aiuto economico calcolato sulla base del nucleo familiare anche se erogato ad ogni membro e sottoposto a ad alcuni vincoli precisi.

La riforma infatti prevede anche un riordino dei centri per l’impiego che dovranno offrire a chi è disoccupato e riceve il reddito di cittadinanza fino a tre offerte di lavoro congrue al suo curriculum. Al terzo rifiuto da parte del disoccupato si perderà il diritto al reddito. Il modello ideato dai Cinque Stelle dunque è molto simile a quello francese più che a quello svizzero proposto dal leader Beppe Grillo. “Abbiamo le coperture ed è la strada per far ripartire la nostra economia” ha commentato la senatrice Catalfo del M5S, ora però bisognerà trovare la strada giusta per inserire il ddl sul reddito di cittadinanza nell'agenda politica e parlamentare. Un elemento non di poco conto visto che già in passato iniziative analoghe sono finite nel dimenticatoio senza nemmeno essere discusse in Aula.

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