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Quando il business e la poesia non sono poi così lontani. È la storia di Daniel Nadler

La storia di Daniel Nadler, business man e scrittore poeta, racconta la generazione dalla doppia identità. Oggi ricoprire diversi ruoli professionali non è più un tabù.
A cura di Silvia Buffo
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Quel che è certo è che negli ultimi dieci anni qualcosa è cambiato nel modo di intendere, presentare e costruire la propria identità professionale come quella legata ai personali interessi. Competenze e profili non sono più interpretabili in maniera univoca ma sfaccettata, plurima, come se si fosse innescato un legittimo desiderio di essere insieme se stessi ed altro da sé, o più cose simultaneamente, senza mai dover rinunciare all'ambizione di poter ben ricoprire il ruolo o l'obiettivo prefisso. Cosa ha cambiato e continua a cambiare i connotati dell'identità professionale e del lavoro? In primis la crisi mondiale dal 2008 ad oggi, ha modificato il Dna del mercato e di conseguenza lo scenario dei mestieri e delle professioni, che hanno sviluppato la capacità di muoversi dal certo verso l'incerto, passando dalla precarietà alla virtù creativa, sfornando startup ‘come se piovesse', dai piccoli settori ai colossi del business.

L'innovazione digitale, un acceleratore di pensiero e d'azione

Questo radicale processo di cambiamento nel modo di produrre lavoro si accompagna ad una spontanea e irrefrenabile ‘velocizzazione tecnologica': le app, il web 2.0 che cede il posto alla nuova era 3.0 della simultaneità tecnologica, i social, il sapere e l'informazione a portata di clic, hanno contribuito a creare l'humus ideale per la nascita di una nuova identità, dove non è più un tabù mostrare un ventaglio di competenze differenti e contrastanti. Oggi possiamo essere più cose contemporaneamente. Fino a un paio di anni fa, l'x factor vincente, l'asso nella manica da giocarsi stava nella ‘settorialità', al fine di fornire il proprio mirato contributo ad una determinata disciplina, interesse o settore lavorativo, sopratutto nel Web. Oggi ciò che si fa strada è il diritto ad un'identità doppia o multipla, dove la differenza di competenze può contribuire a metter su profili originali, eterogenei ma tuttavia validi e spesso questo può risultare brillante come nel caso di Daniel Nadler, imprenditore finanziario e poeta.

Ecco la storia di Daniel Nadler, imprenditore, stratega finanziario e poeta

Un ritratto di Daniel Nadler durante una sua conferenza
Un ritratto di Daniel Nadler durante una sua conferenza

Daniel, 33 anni, è l'esempio calzante di questa nuova dinamica sociologica. È un uomo dedito al business, uno stratega finanziario, in grado di attirare grandi investitori dal calibro di Goldman Sachs. Segni particolari? Passa la maggior parte della sua giornata a coltivare la sua startup Kensho ma la mattina e durante il fine settimana, il signor Nadler, scrive poesie. Nonostante la sua spiccata propensione per gli affari ha sempre avuto una sensibilità per l'arte e ad Harvard, è stato allievo del poeta vincitore del premio Pulitzer Jorie Graham. Oggi Daniel Nadler, è autore di "Lacunae: 100 Imagined Ancient Love Poems", da pochissimo pubblicato da Farrar, Straus and Giroux. Qual è il suo segreto? Un approccio alla poesia basato su una forte determinazione facendo della ‘sinergia' il suo principio: "Sono meravigliosamente sinergico, questo è il motivo per cui non ho mai sento il bisogno di dividere il mio tempo". Da uomo profondamente immerso nell'innovazione digitale e tecnologia ha voluto, invece, raccontare nel suo libro un mondo senza tecnologia e senza Internet, un mondo privo di strutture politiche ed economiche complesse, muovendo la bussola narrativa verso la forza magnetica di un sentimento primordiale, basico, emancipato dai processi innovativi e sganciato da ogni contesto storico, l'amore. Ispirandosi a Neruda, Daniel indaga in questo ambito, tutto da esplorare, per rintracciare le verità elementari e la neutralità, nel senso più bello del termine, delle relazioni umane.

Nadler racconta il mondo prima dei computer

Il suo libro di poesie racconta un mondo pre-tecnologico. Com'era il mondo prima dei computer e telefoni. I narratori senza nome delle sue poesie d'amore vivono in un luogo non identificato, in un passato mitico lontano, quasi primordiale. E ciò che spicca in particolare del suo libro è la modestia e la semplicità narrativa, questo è meravigliosamente dissonante per un business man. Infatti Jonathan Galassi, editor di Nadler alla Farrar Straus, non ha tardato a mostrarsi sorpreso dalla semplicità dello scrittore: "Non molti poeti di oggi sono il coraggio di essere così semplice".

In una vita che ruota intorno agli affari, la poesia è una dolce conquista

Ma l'affascinante binomio business-poesia, in grado di ammaliare e sedurre, non è piovuto dal cielo ma è stata una conquista sudata con la forza della autodisciplina che Nadler si è imposto, introducendo nella sua quotidianità abitudini severe. L'obiettivo era separare la poesia dal suo lavoro come imprenditore, ed è stato centrato da Daniel, a partire da una rinuncia di una consuetudine semplice ma difficile da estirpare, come la capacità, ormai quasi del tutto estinta, di non controllare le mail mentre di sta scrivendo. "Scrivo di mattina. Mi sono imposto di non guardare e-mail e di non pensare a ciò che accade nel mondo mentre scrivo", ha rivelato in una recente intervista al The New York Times. Oggi, il suo lavoro a Kensho, motore di ricerca per eventi e dati economici, si compenetra, come in un ingranaggio perfetto, con la sua attività di poeta.

La poesia è un'energia, capace di inondare di creatività anche una startup finanziaria

La commistione dei due profili di Daniel, da un lato imprenditore, dall'altro poeta non solo è un esempio di libertà e di padronanza del proprio destino lavorativo ma fa riflettere su un'intuizione ancor più entusiasmante, su come anche i poeti possano creare i migliori motori di ricerca. Spiega con semplicità  Nadler come la poesia offra quella dose in più di sensibilità per costruire un motore di ricerca migliore:

La poesia insegna come costruire un motore di ricerca migliore perché ti insegna a riflettere sul necessario equilibrio tra le aspettative, l'utilità e la ‘serendipità' casuale delle cose. Se un motore di ricerca fornisce solo esattamente quello che stai cercando, allora è intelligente o stupido a seconda di come sei tu. Sappiamo tutti di utilizzare i motori di ricerca, forse per il gusto della scoperta fortuita.

La tecnologia riduce la percezione delle cose, la poesia la restituisce

Nadler fa riflettere, attraverso le sue poesie, su come l'intelligenza artificiale stia diminuendo e sacrificando i tempi della percezione umana a livello sensoriale. Ciò implica una notevole riduzione delle emozioni che attraverso il ritorno alla poesia e all'indagine sull'amore può essere recuperata. Cos'è, infatti, Google se non il tentativo di ridurre il tempo e il percorso tra pensiero e una risposta – per diminuire il tempo e il percorso tra il trovare qualcosa e categorizzarlo?

Per me ciò che la poesia, in particolare, è così brava a fare è straniare, aumentando la lunghezza della percezione. Permettere ad adulti cresciuti di tornare allo stato infantile in cui le esperienze di routine, o gli oggetti ordinari sembrano del tutto estranei. Per me questo è il ruolo che l'arte in generale e la poesia in particolare deve giocare nel 21 ° secolo. Come contrappeso alle molte cose che riducono la lunghezza della percezione.

La poesia, con i suoi processi alchemici promette di restituirci il gusto di una ‘lunga percezione', da cui la quotidiana frenesia del digitale ci allontana, non resta che lasciare ad essa l'arduo e nobile compito di umanizzare e restituire emotività alla tecnologia.

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