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Premio Campiello 2016: annunciati i nomi dei cinque finalisti

Sono stati annunciati i finalisti della 54° edizione del Premio Campiello. Dopo una lunga votazione con tanto di ballottaggio, la giuria ha scelto i cinque romanzi che andranno a contendersi il premio finale, assegnato il prossimo 10 settembre. Oltre alla cinquina finalista, l’annuncio del Campiello Opera Prima, premio assegnato ad uno scrittore esordiente: ecco tutti i nomi di questa 54° edizione.
A cura di Federica D'Alfonso
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La finale del Premio Campiello, nel Teatro La Fenice di Venezia
La finale del Premio Campiello, nel Teatro La Fenice di Venezia

Sono stati annunciati i finalisti della 54° edizione del Premio Campiello. Dopo una lunga votazione con tanto di ballottaggio, nell’Aula Magna dell’Università di Padova sono finalmente state scelte, in seduta pubblica, le cinque opere ritenute le migliori tra quelle pubblicate per la prima volta in volume tra il 1° maggio 2015 e il 30 aprile 2016. Oltre duecento i romanzi inviati dagli editori, e molte new entry anche nella giuria: il professor Roberto Vecchioni ad esempio, seguito da Stefano Zecchi e dal nuovo presidente della Giuria, che cambia ogni anno, Ernesto Galli della Loggia. Il vincitore assoluto verrà proclamato sabato 10 settembre a Venezia, sul palco del Teatro La Fenice, ma intanto un primo vincitore già c'è: quello del Premio Campiello Opera Prima, riconoscimento che viene attribuito dal 2004 ad un autore al suo esordio letterario.

Il Campiello non è un festival letterario qualunque: la stessa modalità di premiazione è molto particolare. Una giuria di esperti e critici letterari individua fra i libri editi nell'anno una rosa di testi da sottoporre ad una "giuria di lettori": un duplice giudizio dunque, uno tecnico ed uno popolare. Ogni anno la giuria è composta da 300 lettori la cui identità resta anonima fino alla serata di premiazione, per garantire l'indipendenza totale del giudizio. Saranno proprio i 300 a decretare, nella serata finale il 10 settembre, il vincitore, fra i cinque finalisti di quest'anno.

Il premio viene fondato nel 1962, e la prima edizione del '63 vede premiare Primo Levi con il suo romanzo "La Tregua". È la volta di Ignazio Silone nel '68 con "L'avventura di un povero cristiano", e ancora Giorgio Bassani e di nuovo Primo Levi nel 1982 con "Se non ora quando?". Dacia Maraini, e poi il bellissimo "Sostiene Pereira" di Antonio Tabucchi, premiato nel 1994. Franco Scaglia nel 2002, per arrivare a Giorgio Fontana, che con "Morte di un uomo felice" si è aggiudicato la scorsa edizione del Premio Campiello

I cinque romanzi finalisti

"Le regole del fuoco", di Elisabetta Rasy, edito da Rizzoli: il romanzo racconta la storia di due ragazze impegnate a soccorrere i feriti sul fronte carsico durante la Prima Guerra Mondiale. Maria Rosa ed Eugenia, questi i nomi delle protagoniste, appartengono a due mondi diversi: la prima è cresciuta a Napoli in una famiglia aristocratica, mentre l'altra è nata in un paesino del Nord e sogna di diventare medico. Se non fosse stato per la guerra, non si sarebbero mai incontrate.

"La prima verità", di Simona Vinci, edito da Einaudi. Nel 1992 Angela, giovane ricercatrice italiana, sbarca sull'isola di Leros. È pronta a prendersi cura, come i suoi colleghi di ogni parte d'Europa, e come i medici e gli infermieri dell'isola, del perdurante orrore, da pochi anni rivelato al mondo dalla stampa britannica, del "colpevole segreto d'Europa": un'isola-manicomio dove a suo tempo un regime dittatoriale aveva deportato gli oppositori politici di tutta la Grecia, facendoli convivere con i malati di mente. Quelli di loro che non sono nel frattempo morti sono ancora tutti lí, trasformati in relitti umani. Inquietanti, incomprensibili sono i segni che accolgono la ragazza.

"Gli ultimi ragazzi del secolo", di Alessandro Bertante, per Giunti. Ambientato nel luglio 1996: un viaggio estivo in Croazia porta il protagonista, insieme a un amico, fino a Mostar e a Sarajevo. Attraversando con una Panda le montagne bosniache, Bertante racconta le devastazioni e le paure del conflitto balcanico. Durante questo avventuroso viaggio, il narratore si mette a nudo con coraggio, raccontando la sua generazione cresciuta negli anni Ottanta, un serpente che vediamo snodarsi attraverso le canzoni, i film, l'abbigliamento, la trasformazione di Milano, l'esplosione delle tv commerciali, la new wave e i centri sociali, fino alla mattanza delle droghe pesanti e alla tragedia dell'AIDS.

"Le cose semplici" di Luca Doninelli per Bompiani: il romanzo racconta di un amore interrotto dalla fine del mondo.  Ovunque solo guerre e carneficine. Il mondo si imbarbarisce e la sua caduta coglie i due innamorati ai due lati dell'oceano, senza possibilità di comunicare. Per vent'anni i due vivranno lontani, lei ha una vita durissima, lui comincia a scrivere per non dimenticarla.

"Il giardino delle mosche. Vita di Andrej Cikatilo", di Andrea Tarabba per Ponte delle Grazie. Tra il 1978 e il 1990 Andrej Čikatilo, marito e padre di famiglia, comunista convinto e lavoratore, mutilava e uccideva nei modi più orrendi almeno cinquantasei persone. Le sue vittime sono bambini e ragazzi di entrambi i sessi, ma anche donne, che hanno tutte una caratteristica comune: vivono ai margini della società o non si sanno adattare alle sue regole.

L’autore dell’ Opera Prima è invece Gesuino Némus, pseudonimo di Matteo Locci, che vince con il romanzo "La Teologia del Cinghiale" (Elliot Edizioni).  Ambientato a Telèvras, un piccolo paese dell'entroterra sardo, due ragazzini vengono coinvolti in una serie di eventi misteriosi. Matteo e Gesuino sono amici per la pelle. Un giorno il padre di Matteo viene trovato morto a pochi chilometri dal paese, e il mistero si infittisce ancor di più quando, a pochi giorni di distanza, viene ritrovato il corpo di un secondo uomo.

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