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Perde la causa dopo 23 anni, imprenditore catanese si suicida

Aveva denunciato dipendente comunale per concussione, ma dopo due sentenze di condanna la Cassazione aveva imposto il rinvio in appello che ha assolto l’imputato e imposto all’imprenditore di pagare le spese processuali.
A cura di Antonio Palma
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Una causa lunga oltre 23 anni su cui aveva investito la sua intera vita e che purtroppo per lui si è risolta con una sconfitta. Sarebbe stato proprio questo a scatenare l'estremo gesto di un imprenditore edile catanese di 68 anni che si è suicidato oggi nella sua abitazione sparandosi un colpo di pistola alla testa con un'arma che deteneva regolarmente. A scoprire il corpo senza vita del 68enne nella loro casa di Linguaglossa sono stati i familiari, a nulla sono serviti i soccorsi. "Nulla faceva presagire un gesto del genere", ha spiegato il suo legale, l'avvocato Rosario Pennisi, che proprio stamattina lo aveva informato della sentenza definitiva.

Tutto era iniziato nel lontano 1993 quando l'uomo aveva denunciato un dipendente comunale per concussione accusandolo di aver fermato volontariamente alcuni suoi lavori. In primo grado, nel 2001, il dipendente era stato condannato e la sentenza era stata confermata poi anche in appello, nel 2006. Nel 2010 però la Cassazione aveva accolto il ricorso dell'imputato e annullato la sentenza con rinvio, anche perché la sentenza di secondo grado era stata scritta a penna e in parte ritenuta illeggibile. Infine la Corte d'appello di Catania ha assolto in appello bis quell'uomo condannando l'imprenditore anche al pagamento delle spese processuali. Una notizia forse troppo pesante per il 68enne che alla causa aveva dedicato gran pare del suo tempo scrivendo di proprio pugno anche numerosi memoriali.

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