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Pensioni: il piano del Governo, rimborsi da 750 a 278 euro “una tantum”

Il Consiglio dei ministri ha deliberato in merito ai rimborsi ai pensionati, dopo la sentenza della Consulta che ha dichiarato illegittima la legge Fornero sul blocco dell’indicizzazione delle pensioni.
A cura di Redazione
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Dopo aver annunciato i rimborsi nel corso della sua partecipazione a L’Arena di Giletti, su Rai Uno, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha presentato al Consiglio dei ministri  il piano per riparare alla sentenza della Consulta sull’illegittimità della Fornero. Come ricorderete, infatti, la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittima la modifica introdotta dalla Fornero che prevede l’esclusione completa della perequazione “per gli anni 2012 e 2013, per i trattamenti pensionistici di importo superiore a 3 volte il trattamento minimo INPS, con la conseguente mancata liquidazione sia per i due anni suddetti sia per gli anni successivi delle quote di incremento”. In sostanza la Corte ha ritenuto che sospendere la perequazione automatica sia una lesione “dei diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali” e soprattutto che “la mancata attribuzione per due anni del- la perequazione automatica per i trattamenti pensionistici di importo complessivo superiore a tre volte il trattamento minimo INPS costituisce una misura restrittiva che ha effetti permanenti sull'importo della pensione”.

Ora il Governo si muove, con una “nuova norma rispetto al blocco dell’indicizzazione che restituirà in tasca a circa 4 milioni di italiani 500 euro a testa”, per una spesa complessiva che dovrebbe aggirarsi intorno ai 2 miliardi di euro. Ad essere rimborsata sarà solo una parte dei pensionati colpita dal blocco delle rivalutazioni, come conferma Enrico Marro sul Corsera: “Nel 2012, secondo i dati del Casellario centrale delle pensioni, il blocco biennale della rivalutazione ha colpito 5,2 milioni di pensionati che prendevano più di 3 volte il minimo, cioè 1.443 euro lordi […] un parziale, parzialissimo rimborso verrà dato, con la pensione di agosto, a coloro che hanno un trattamento complessivo (l’indicizzazione si applica sull’insieme delle pensioni percepite) superiore a 3 volte il minimo e fino a 3mila euro lordi (6 volte il minimo). Si tratta di circa 4 milioni di pensionati, mentre 1,2 milioni non riceverà nulla”.

Stime ridimensionate dal piano del Governo, approvato nel Consiglio dei ministri di oggi, che prevede rimborsi per 3,7 milioni di pensionati tramite l'utilizzo di 2 miliardi e 180 milioni ricavati sostanzialmente dal tesoretto (ovvero dalla differenza fra deficit programmato e deficit tendenziale). I rimborsi avverranno dal primo agosto e andranno ai pensionati che guadagnano meno di 3200 euro lordi al mese: chi guadagna oltre questa soglia (circa 650mila persone) resterebbe escluso dal provvedimento. Ci saranno, dunque, rimborsi "una tantum" da 750 euro (per chi guadagna tre volte la pensione minima) a 278 euro. Confermata invece la possibilità di pagare tutte le pensioni il primo giugno, scelta in qualche modo anticipata dal presidente dell'Inps Tito Boeri.

Cambierà dunque la consistenza degli assegni:

Questi i punti salienti del decreto legge:

al fine di dare attuazione ai principi enunciati nella sentenza n.70 del 2015 della Corte costituzionale e nel rispetto dei principi di equilibrio di bilancio e degli obiettivi di finanza  pubblica, assicurando al tempo stesso la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni  per garantire i diritti civili e sociali, il provvedimento riconosce, per il 2012-13, ai trattamenti pensionistici superiori a tre volte i trattamenti minimi, una parziale rivalutazione in base all’inflazione, graduata in funzione decrescente per fasce di importi pensionistici fino a sei volte il trattamento minimo, con decorrenza primo settembre 2015; gli arretrati invece saranno pagati in un’unica soluzione il 1° agosto prossimo, per un ammontare medio di oltre 500 euro a pensionato, importo che sarà maggiore per le pensioni comprese tra 3 e 4 volte il minimo e inferiore per le pensioni comprese tra 4 e 6 volte il minimo stesso. L’onere è pari, per il bilancio pubblico, per effetto degli arretrati, a 2 miliardi e 180 milioni di euro per il 2015 e, a regime, a 500 milioni dal 2016 in poi. La platea dei destinatari, con pensioni superiori a tre volte il minimo e non superiori a sei, è di 3,7 milioni di pensionati;

in materia pensionistica sono anche previsti un intervento che consente all’INPS di anticipare al 1° giorno del mese il pagamento delle pensioni e un ulteriore intervento che protegge il montante contributivo, per il calcolo delle future pensioni, dalla caduta del PIL che si è verificata negli anni passati.

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