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Pareggio di bilancio in Costituzione: tutto quel che c’è da sapere

Ieri il Senato ha dato il definitivo via libera alla legge che introduce il pareggio di bilancio nella Carta costituzionale. Ecco cosa cambierà.
A cura di Alfonso Biondi
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Mario Monti ddl per introdurre il pareggio di bilancio in Costituzione

Il pareggio di bilancio in Costituzione  è legge. Nella giornata di ieri il disegno di legge costituzionale ha ottenuto il via libera definitivo da Palazzo Madama nel quarto ed ultimo passaggio parlamentare. Il ddl è stato approvato con il quorum dei 2/3, motivo per il quale non sarà necessario ricorrere al referendum confermativo. In aula i "sì" sono stati ben 235 (su 321): una maggioranza bulgara che ha confermato la grande convergenza di vedute tra le forze politiche.

Cosa cambierà?- L'introduzione del principio del pareggio di bilancio andrà a modificare l'articolo 81 della Carta costituzionale. Il vecchio articolo 81 recitava:

Le Camere approvano ogni anno i bilanci e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo.

L'esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi.

Con la legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese.

Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte.

Nella nuova formulazione dell'articolo, invece, lo Stato viene obbligato ad "assicurare l'equilibrio" tra quello che incassa e quello che spende. Si tratta del primo comma, quello che di fatto racchiude l'essenza del provvedimento. E cosa ne sarà del caro vecchio indebitamento? Lo Stato potrà farvi ricorso solamente in casi eccezionali, non prima però di aver ottenuto l'autorizzazione (a maggioranza assoluta) da Camera e Senato. Ecco quale sarà la nuova veste dell'articolo 81 della Carta:

Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico.

Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali.

Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte.

Le Camere ogni anno approvano con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo.

L’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi.

Il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l’equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni sono stabiliti con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera, nel rispetto dei principî definiti con legge costituzionale.

Le modifiche, però, non riguardano solamente l'articolo 81. Il provvedimento votato dalla maggioranza di governo, infatti, infila anche un ulteriore comma nell'articolo 97, sancendo che le amministrazioni pubbliche, coerentemente con l'ordinamento comunitario, "assicurano l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico". E la musica è la stessa anche quando si parla di Comuni, Province, città metropolitane e Regioni: anche in questo caso l'autonomia di entrata e di spesa deve rispettare l'equilibrio dei bilanci, nonché i vincoli "economici e finanziari" prescritti dall'Unione europea. A sancirlo è una modifica all'articolo 119.

Regola aurea del Fiscal compact- L'introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione è una delle cosiddette "regole d'oro" contenute dal Fiscal compact, il patto di bilancio recentemente firmato da tutti i Paesi dell'Unione europea, ad eccezione di Gran Bretagna e Repubblica Ceca. Il trattato entrerà ufficialmente in vigore il 1° gennaio 2013 ,sempre che entro quella data l'avranno ratificato almeno 12 Paesi della zona Euro. Dopo la ratifica, le nazioni che hanno aderito al patto dovranno introdurre l'obbligo del pareggio di bilancio nella legislazione nazionale- preferibilmente nella costituzione- entro il 1° gennaio del 2014. Sotto questo punto di vista, quindi il Belpaese s'è portato avanti col lavoro. E a Bruxelles sono tutti felici. Amadeu Altafaj, portavoce del commissario Ue agli affari economici e monetari Olli Rehn, ha confermato che la Commissione europea ha accolto "con grande favore" l'introduzione del pareggio di bilancio nella Costituzione italiana. E l'ampia maggioranza che ha dato il via libera al provvedimento certifica, secondo Altafaj, l'importanza di "qualcosa che va oltre gli interessi dei partiti politici, nell'interesse dello Stato e dei cittadini".

 Ma quando arriverà (davvero) il pareggio di bilancio?- Per il Fondo monetario internazionale il nostro Paese non potrà raggiungere il pareggio di bilancio almeno fino al 2017. Secondo le stime del Fmi, il rapporto deficit-pil italiano passerà dal 2,4% del 2012 all'1,1% nel 2017. Nel 2013 sarà all'1,5%, nel 2014 all'1,6%, nel 2015 all'1,5% e nel 2016 all'1,3%. L'avanzo primario (cioè la differenza fra la spesa pubblica e le entrate, esclusi gli interessi da pagare sul debito), poi, dal andrà 3% del 2012 al 5,1% del 2017. Il debito pubblico, infine, quest'anno sarà pari al 123,4% del prodotto interno lordo, per poi passare al 123,8% nel 2013. Fabrizio Saccomanni, direttore generale della Banca d'Italia, ha parlato di previsioni "troppo pessimiste", visto che, i dati in mano al suo istituto, farebbero pensare a una ripresa della crescita già tra la fine di quest'anno e l'inizio dell'anno prossimo.

"No" al pareggio in Costituzione: l'appello di 5 premi Nobel- Per molti l'introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione rappresenta una "regola aurea"; diversi economisti, però, sono di avviso completamente diverso. Recentemente i premi Nobel  Kenneth Arrow, Peter Diamond, William Sharpe, Eric Maskin e Robert Solow hanno lanciato un appello al Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, nel quale sottolineano che infilare il pareggio di bilancio nella Carta costituzionale sarebbe una decisione "improvvida". Per gli economisti aggiungere delle restrizioni, come ad esempio un tetto alla spesa pubblica, potrebbe peggiorare le cose, soprattutto in fase di recessione.  "Nei momenti di difficoltà- spiegano i 5 premi Nobel- diminuisce il gettito fiscale e aumentano alcune spese tra cui i sussidi di disoccupazione". Tali ammortizzatori sociali non solo producono un aumento del deficit, ma anche una limitazione del reddito dei cittadini e quindi del loro potere d'acquisto. In una fase di recessione sarebbe quindi molto pericoloso cercare di pareggiare il bilancio troppo velocemente, perché "i grossi tagli di spesa e/o gli incrementi della pressione fiscale necessari per raggiungere questo scopo danneggerebbero una ripresa già di per sé debole". Il discorso, però, vale anche in fase di crescita: il tetto alla spesa derivante dai vincoli di bilancio, infatti, fungerebbe da freno agli "investimenti ad elevata remunerazione", rendendoli di fatto incostituzionali "se non controbilanciati da riduzioni della spesa di pari importo". In caso di emergenze, poi, il tetto potrebbe obbligare lo Stato a tagliare altri capitoli di spesa.

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