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Papa Francesco: “Se un prete esclude i disabili, è meglio che chiuda la sua chiesa”

Bergoglio parlando ai partecipanti al convegno promosso dall’ufficio Cei per la catechesi delle persone con disabilità: “La Chiesa deve aprire la porta per tutti o per nessuno”.
A cura di Biagio Chiariello
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“Le diversità ci fanno paura perché andare incontro a una persona che ha una diversità grande è una sfida, e ogni sfida ci fa paura. È più comodo non muoversi, ignorare le diversità, dire che tutti siamo uguali”. Lo ha detto Papa Francesco alla vigilia del Giubileo dei disabili ricevendo nell’aula Paolo VI i partecipanti al convegno promosso dall’Ufficio Cei per la Catechesi delle persone con disabilità nel 25° anniversario di attività. “A un parroco che chiuda la porta della chiesa a quanti ai diversi o ai disabili, escludendoli dalla catechesi e dai sacramenti, il Papa ha un consiglio: ‘Chiudi la porta della chiesa, per favore, o tutti o nessuno’” ha poi aggiunto Bergoglio, rispondendo alle domande di don Luigi D'Errico, parroco romano, e di Serena, una 25enne in carrozzella dalla diocesi di Pistoia nell'incontro con malati e disabili.

"Pensiamo – ha aggiunto – a un prete che si difende, ‘no capisco tutti, ma non posso accogliere tutti perché non tutti sono capaci di capire'. Sei tu che non sei capace di capire, quello che deve fare il prete, aiutato da laici, da catechisti e da tanta gente, è aiutare a capire, la fede, l'amore, le differenze, come essere amici, le cose che si complementano, come uno può dare una cosa e uno un'altra". Insomma, ribadisce il Papa, “non bisogna temere le diversità, “è proprio la strada per migliorare e essere più belli e più ricchi». E come si fa? Si è chiesto il Pontefice. Bisogna “mettere in comune quello che abbiamo. C’è un gesto bellissimo che le persone fanno quasi incoscientemente, stringere la mano: quando io stringo la mano metto in comune quello che io ho con te, se è un stringere la mano sincero. Ti do il mio e tu dai il tuo e questo fa bene a tutti e mi fa crescere”.

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