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Palermo, nuove scritte contro Don Ciotti: “Secondino. Sbirri siete voi”

Il sacerdote presidente di Libera e simbolo dell’antimafia al centro di un nuovo attacco a Palermo.
A cura di Davide Falcioni
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"Sbirri siete voi, don Ciotti secondino". A una settimana dalla giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie ancora una volta il fondatore di Libera – associazione impegnata nella lotta alla criminalità organizzata – finisce al centro di polemiche e attacchi. Domenica scorsa, come si ricorderà, teatro della vicenda era stata Locri, in Calabria, dove era comparsa la scritta "Più lavoro meno sbirri, don Ciotti sbirro". Stavolta, invece, i "vandali" hanno attaccato il sacerdote scrivendo su un muro esterno di una villetta di Palermo, nel quartiere Noce della città, all'ingresso di un'area pubblica intitolata a Rosario Di Salvo, il collaboratore di Pio La Torre ucciso con lui nell'agguato mafioso del 30 aprile del 1982. Su un muro accanto è stato scritto "Dalla Chiesa assassino", in riferimento al prefetto ucciso da Cosa Nostra.

La scorsa settimana scritte contro don Ciotti anche a Locri

Ancora una volta, dunque, ignoti hanno deciso di rivolgere accuse pesanti a Don Luigi Ciotti, leader di Libera. In difesa del prete la scorsa settimana era intervenuta anche la presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi: “Questa scritta ci inquieta moltissimo, soprattutto il giorno dopo le parole del presidente Mattarella, che ha richiamato a prosciugare quella `zona grigia´ abitata da chi non è mafioso ma non combatte le mafie”. “È vero- sottolinea Bindi- per sconfiggere la `Ndrangheta ci vuole più lavoro ma non meno poliziotti o meno magistrati, ci vuole più lavoro, più cultura ma si deve respingere ogni atteggiamento giustificatorio. La `Ndrangheta e le mafie non possono mai essere giustificate”. Anche il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho aveva evidenziato come le scritte rientrino “nella strategia della `ndrangheta che dice meno sbirri e più lavoro, ma è quella che fa fuggire le imprese che il lavoro lo danno”.

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