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Omicidio Simona Melchionda, l’ex ragazzo condannato all’ergastolo

Si liberò della giovane fidanzata di soli 25 anni per iniziare una storia con la sua nuova fiamma, che pretese, come prova d’amore, i capelli e i denti della ragazza, con i quali avrebbe creato una spugna per lavare il bagno. Il carabiniere Luca Sainaghi è stato condannato all’ergastolo.
A cura di Daniela Caruso
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La nuova compagna gli aveva chiesto di uccidere l’ex e lui l’ha fatto. Il carabiniere Luca Sainaghi, 29 anni, residente a Valenza, ammazzò Simona Melchionda, di 25 anni, solo per far contenta la nuova fiamma, gelosa del suo passato. Prova d’amore che il militare doveva estrarre da questo barbaro omicidio erano i capelli e i denti della vittima, che la nuova ragazza di Sainaghi intendeva utilizzare per creare “una spugna per pulire il cesso”, come emersa da un’intercettazione fatta dagli inquirenti. Simona è stata uccisa il 6 giugno 2010: il suo corpo fu ritrovato tre mesi dopo nelle acque del Ticino, impigliato tra alcuni rami. La sera di quel giorno di inizio estate, la venticinquenne uscì di casa per incontrare il suo ex ragazzo Luca e non vi fece più ritorno.

Secondo il giudice Claudio Siclari, per il carabiniere non potevano esserci attenuanti e, pertanto, lo ha condannato all’ergastolo, con rito abbreviato, che ha permesso al Sainaghi di usufruire dello sconto dell’isolamento diurno. L’ergastolo fu richiesto dal pm Nicola Serianni, il quale nella requisitoria, evidenziò i particolari del delitto, caratterizzato da forte crudeltà, per il quale Luca Sainaghi non si è mai detto pentito: la ragazza, infatti, fu uccisa con un colpo di pistola in pieno volto. Nel primo mese di indagini, il carabiniere cercò, in tutti i modi, di sviare le indagini. Da un’intercettazione fatta tra Sainaghi e un compagno di cella emerse, però, la convinzione di aver agito giustamente, poiché “in fin dei conti, è stata colpa di Simona che ci ha rovinato” e, pertanto, l’uomo non provava rimorso per l’atroce delitto commesso.

Il legale del giovane carabiniere, Piero Monti di Alessandria, ha annunciato un appello, affinché possa essere presa “in considerazione la personalità dell’imputato, distrutto dal dispiacere, e la sua giovane età: è giusto che si rifaccia una vita, che abbia una possibilità di recupero”. La famiglia di Simona è soddisfatta della sentenza emessa nei confronti dell’ex fidanzato della ragazza. Il padre Leonardo, il fratello Roberto e la mamma Giovanna hanno richiesto, da subito, che fosse fatta chiarezza sull’assurda morte della loro Simona: “Una sentenza giusta, Lo meritava, doveva essere tutore della legge e invece, dopo essere diventato pure lui padre, ci ha privato di una figlia”, queste le parole dei genitori della vittima.

Il processo di primo grado su Luca Sainaghi è chiuso, ma ora gli occhi sono puntati sulla compagna di lui, attualmente agli arresti domiciliari, che la Procura di Novara considera la “determinatrice” del delitto, in quanto ha incitato il carabiniere a commettere l’omicidio.

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