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Napolitano al Csm: “Stop a protagonismo delle toghe”

Il capo dello Stato nel corso del suo ultimo intervento al plenum del Consiglio Superiore della Magistratura: “Evitare cedimenti a esposizioni mediatiche o a tentazioni di missioni improprie”.
A cura di Susanna Picone
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Nel suo ultimo intervento al plenum del Consiglio Superiore della Magistratura, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è tornato sul tema dei rapporti tra il mondo politico e la giustizia, ha attaccato i troppi “protagonismi” dei pubblici ministeri, la voglia di finire sotto i riflettori, e ha parlato anche dei processi che rallentano la ripresa del Paese. “L'autonomia e l'indipendenza dell'ordine giudiziario sono fondamentali” e si garantiscono solo con “comportamenti appropriati”, cioè evitando “cedimenti a esposizioni mediatiche o a tentazioni di missioni improprie”. Pur essendo fondamentale l'azione repressiva dei pm, così Napolitano, non si può non “segnalare comportamenti impropriamente protagonistici e iniziative di dubbia sostenibilità assunti, nel corso degli anni, da alcuni magistrati della pubblica accusa”. Secondo Napolitano la riforma della Giustizia va fatta presto e bene ma l'organo di autogoverno della magistratura non deve pensare che sia un'operazione salvifica che tutto risolve. La magistratura deve operare subito per tagliare le sacche di inefficienza, per razionalizzare il sistema, per accorciare il tempo dei processi e informatizzare le procedure. L'invito al Csm è quello di assicurare obiettività, misura e imparzialità: il tutto “senza farsi condizionare nelle sue scelte da logiche di appartenenza correntizia”.

L’attacco al bicameralismo – Giorgio Napolitano ha parlato anche della necessità di fare le riforme costituzionali denunciando quello che considera una dei freni più importanti del sistema istituzionale italiano: il bicameralismo perfetto. “Il bicameralismo paritario è stato il principale passo falso dell'Assemblea costituente”, così all’assemblea. Qualcuno, ha detto ancora Napolitano, cerca di far passare surrettiziamente il concetto che il Senato sia una sorta di “Camera di riflessione” per correggere gli errori parlamentari dimenticando che invece l'esame di ogni provvedimento parte a turno sia dalla Camera che dal Senato a dimostrazione della perfezione assoluta del bicameralismo.

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