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Morte Lo Porto, Gentiloni: “Non si sapeva che nel compound ci fossero i due ostaggi”

In un’aula quasi deserta, il Ministro degli esteri ha ricostruito alla Camera la vicenda della morte del volontario italiano in un’operazione antiterrorismo Usa.
A cura di Antonio Palma
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L'ultima prova che Giovanni Lo Porto fosse in vita risale "allo scorso autunno", da allora più nessuna notizia fino a quando gli Usa hanno avvertito l'Italia, il 22 aprile, della morte del cooperante tenuto prigioniero in Afghanistan durante un bombardamento con droni. Lo ha spiegato oggi il ministro degli esteri, Paolo Gentiloni, intervenuto alla Camera per un'informativa urgente del governo sulla morte del volontario italiano durante un’operazione antiterrorismo Usa tra Afghanistan e Pakistan. A sollecitare l'intervento in Aula di un membro dell'Esecutivo sono state le opposizioni che avevano chiesto chiarimenti sull'accaduto, soprattutto sui tempi con cui l'Italia era stata informata. Gentiloni ha ribadito che il premier Matteo Renzi è stato avvertito dal presidente Usa Obama solo mercoledì sera nonostante i fatti si siano svolti nel gennaio scorso. "Nel colloquio telefonico con Renzi il presidente Usa ha detto che avrebbe reso nota la notizia ai popoli americano e italiano, assumendosene la piena responsabilità, la successiva mattina del 23 aprile. Prima l'Unità di crisi della Farnesina ha provveduto a informare i famigliari del cooperante italiano" ha spiegato il Ministro degli Esteri, sottolineando che il ritardo nella comunicazione è dovuto alle "necessarie verifiche" che si sono "protratte per tre mesi".

"Il governo italiano prende atto dell’impegno Usa alla massima trasparenza assunto dal presidente Obama" ha aggiunto Gentiloni, sottolineando che "il governo Usa ha confermato che non vi erano informazioni in base alle quali si potesse prevedere che nel compound ci fossero i due ostaggi occidentali". "Colpe ed errori ammessi dal presidente Obama, non incrinano la determinazione che il governo italiano intende perseguire nella lotta contro il terrorismo, che è una minaccia seria", ha poi aggiunto il ministro, concludendo: "L'Italia troverà il modo di onorare la memoria di Giovanni, lavoreremo per acquisire il massimo delle informazioni possibili sul tragico errore riconosciuto ieri dal presidente Obama".

Intanto anche negli Usa si è aperta una discussione sul ruolo dei droni negli interventi militari dopo la morte di Giovanni Lo Porto e dell’americano Warren Weinstein.  "L’amministrazione Usa si sta chiedendo se si sia fatto abbastanza per eliminare i rischi di questi errori" ha rivelato infatti il Washington Post secondo cui a essere messa in discussione ora è la stessa strategia seguita in questi anni da Obama. Le regole attuali infatti stabiliscono che il via libera venga dato anche quando c'è la quasi certezza che non vi sia il rischia di mettere in pericolo civili. Una regola molto labile e soggetta a continui errori, come nel tragico caso di Lo Porto, e per questo contestata dalle associazioni per i diritti umani che accusano l’amministrazione Obama di aver provocato la morte di centinaia di civili.

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