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Monti: “Io Dracula? Renzi mi fa pena, sia più modesto”

Dura replica del senatore a vita all’ex Presidente del Consiglio che aveva criticato fortemente l’operato dei precedenti governi in tema di pressione fiscale.
A cura di Redazione
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“Per vincere la sfida delle tasse bisogna rottamare il modello Dracula che per anni è stato la base di alcuni ministri del centrosinistra e del Governo Monti: scommettere su un fisco amico, come abbiamo fatto anche con la legge di chiusura di Equitalia e la cancellazione delle super-sanzioni nelle cartelle”. Sono queste le considerazioni, espresse sul suo blog da Matteo Renzi, che hanno animato la polemica politica delle ultime ore. L’ex Presidente del Consiglio, nel rivendicare i meriti del suo Governo e annunciare come fondamentale obiettivo della sua proposta politica la diminuzione della pressione fiscale, ha chiamato in causa in maniera diretta sia i suoi compagni di partito che l’attuale senatore a vita.

E la risposta di Monti non si è fatta attendere molto. Ospite di Repubblica tv, il fondatore di Scelta Civica ha attaccato duramente il segretario del Partito Democratico: “Io Dracula? Renzi mi fa pena […] non deve attaccare altri dopo tre anni in cui non è purtroppo riuscito a far ripartire l'Italia, limitandosi a qualche progresso sul recupero dell’evasione fiscale che rimane ancora il problema numero uno del Paese”. Poi ha argomentato: “Non so se sia draculiano o draconiano che in un Paese ci sia anche un pezzettino di patrimoniale. […] Mi fa specie che un leader di un partito in qualche modo di sinistra, che dunque dovrebbe avere a cuore la redistribuzione, debba considerare un atto di terrorismo pensare che ci sia una certa compensazione”. La verità, spiega Monti “è che io ho dovuto mettere l’Imu in condizioni di emergenza”, mentre Renzi “ha sprecato tre anni  […] in tempi straordinariamente favorevoli per le condizioni circostanti, dove la navicella italiana, che era stata rimessa in sesto, andava ancorata in un porto calmo e tranquillo in attesa delle nuove tempeste” e “l’azione anche buona del Governo è stata appesa a una priorità strategica sbagliata come il referendum sulla riforma della Costituzione”.

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