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Milano, restaurato il telescopio con cui Schiaparelli “scoprì” la vita su Marte

Dal 29 settembre al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano sarà esposto il leggendario telescopio con cui l’astronomo Giovanni Schiaparelli mappò per la prima volta il pianeta dei marziani.
A cura di Redazione Cultura
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Torna a risplendere il maestoso telescopio Merz-Repsold da sette tonnellate con cui Giovanni Schiaparelli, alle fine del XIX secolo, osservava la superficie di Marte per poterla mappare e mettere a disposizione degli altri studiosi il suo meticoloso lavoro. Il famoso astronomo osservava il cielo nella cupola dell'Osservatorio di Brera grazie alla potenza ottica di quell'incredibile strumento che, per l'epoca, era tra gli oggetti più tecnologicamente avanzati al mondo, in grado di spalancare le porte sull'universo (è il caso di dire) della planetologia moderna.

All'epoca, quello che fu nella realtà un lavoro molto serio e meticoloso, contribuì persino a creare il mito dei marziani, della vita su Marte, in seguito alle rivelazioni sulle osservazioni di Schiaparelli di canali sul pianeta posso che soltanto in seguito si rivelarono frutto di un'illusione ottica.

Il telescopio di Schiaparelli fu acquistato, nonostante la penuria di risorse dello Stato italiano all'indomani dell'Unità d'Italia (i tagli alla ricerca e agli investimenti non sono certo una novità nel nostro Paese, a quanto pare) per 250.000 lire, l'equivalente di circa un milione di euro attuali. Lo strumento è stato recuperato a partire dal 2010 grazie al lavoro di Arass-Brera (Associazione per il Restauro degli Antichi Strumenti Scientifici Onlus) e da venerdì 29 settembre, in occasione della Notte europea dei ricercatori, sarà esposto al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano.

Gianpiero Tagliaferri, direttore dell'Osservatorio astronomico di Brera dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), ha dichiarato:

Con questo strumento, Schiaparelli ha sviluppato un nuovo metodo scientifico per studiare i pianeti, con mappe geografiche così accurate che ancora oggi hanno rilevanza e sono confrontabili con quelle moderne. Ha così aperto la strada alla planetologia moderna, che oggi sfrutta strumenti sempre più potenti per studiare i pianeti extrasolari e cercare tracce di vita: è il caso del telescopio ottico più grande al mondo, E-elt dell'Eso, che sta prendendo forma in Cile anche grazie ad un importante contributo italiano.

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