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Mafia: maxi sequestro ai beni del boss latitante Matteo Messina Denaro

L’operazione è stata condotta da Ros dei Carabinieri, Guardia di Finanza e Squadra Mobile: nell’orbita del boss numerosi imprenditori.
A cura di Davide Falcioni
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Guardia di Finanza e Ros dei carabinieri hanno sequestrato stamattina beni per oltre 20 milioni di euro in mano a un clan mafioso facente capo a Matteo Messina Denaro: dai terreni ai residence, passando per zone industriali e aree turistiche per conto di Valtur. Gli affari del gruppo di Cosa Nostra sono stati smantellati dalle forze dell'ordine. All'operazione ha partecipato anche la Squadra Mobile di Trapani: "Il segnale che si vuole dare con i sequestri odierni – dice il capo della Mobile Giovanni Leuci – è che chiunque decida di fare affari con la mafia si vedrà prima o poi beni ed aziende sequestrati. Insomma la legalità conviene". A disporre i sequestri sono stati i tribunali di Palermo e Trapani, che hanno sottratto all'organizzazione malavitosa 3 società, 7 quote societarie e 4 ditte individuali, auto e mezzi industriali, un fabbricato industriale, abitazioni, terreni, fabbricati rurali, polizze assicurative, titoli azionari, rapporti bancari.

Le indagini hanno dimostrato che il clan di Matteo Messina Denaro controllava numerose società siciliane. Nelle intercettazioni degli inquirenti presenti anche la sorella Patrizia Messina Denaro – chiama "a curta" – e la zia Rosa Santangelo. Le due donne discutevano sul come far arrivare soldi a Matteo Messina Denaro: "Chiddru avi a camminnare!… Vannè, chiddru vola!! E… senza soldi un povulare!! Lo hai capito?".

Le Fiamme Gialle hanno inoltre sequestrato 3 milioni e 400 mila euro a Giovanni Filardo, gestore di un bar, che si è scoperto essere titolare di diverse imprese, ma l'operazione ha coinvolto anche la Spefra Costruzioni (sequestri per 2 milioni 200 mila euro), il cugino del boss Mario Messina Denaro (8 milioni) e molti altri imprenditori "il cui comune denominatore è l’appartenenza alla consorteria di Campobello di Mazara, storico feudo del latitante", come scrivono gli inquirenti.

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