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Ma l’ostinazione di Silvio Berlusconi può costare cara al Paese

“Non posso consentire che il mio Paese precipiti in una spirale recessiva senza fine. Non è possibile andare avanti così”. Siamo alle solite con l’ennesimo ritorno di Silvio Berlusconi, che non sembra volersi fermare davanti a nulla.
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Il Paese è allo stremo. Il Popolo della Libertà non esiste più. I sondaggi danno il Partito Democratico ben oltre il 30%. Le possibilità di arrivare in tempi decenti ad una legge elettorale che consenta di "pareggiare" alle urne sono sempre pochissime. L'election day è ormai praticamente saltato. L'annuncio delle primarie non ha scosso minimamente i militanti del Popolo della Libertà. Un quadro a tinte fosche, un ritratto che nella considerazione di Silvio Berlusconi non lascia alternatice: "Ghe pensi mi, torno in campo e mi riprendo ciò che è mio". Ciò che è sempre stato suo, in effetti. Concedendo al massimo di tenere in vita un'unica struttura, rinunciando cioè a quello "spacchettamento" che pure avrebbe consentito di raccogliere un maggior numero di consensi alle urne. Con un altro nome e con un'altra organizzazione, sia chiaro. E con facce nuove, soprattutto quelle da mandare in tv.

Fin qui quella che è ormai cronaca, dal momento che manca solo l'annuncio ufficiale, che potrebbe arrivare anche in giornata, dopo il Consiglio dei ministri che ufficializzerà probabilmente il voto del Lazio per il 3 e 4 febbraio, con le politiche che a questo punto si terranno verosimilmente il 10 marzo (con le incognite Lombardia e Molise) e tanti saluti alla riforma della legge elettorale. Ma ci sono una serie di "dati politici" sui quali riflettere, a partire dal fallimento della linea Alfano e dal successo dei fedelissimi del Cavaliere. Il segretario aveva messo la faccia sull'organizzazione delle primarie e, a conti fatti, ne esce completamente delegittimato, esautorato delle sue prerogative e costretto ad un umiliante "non capisco ma mi adeguo". E pensare di trovarlo ancora in sella al nuovo partito (circolano sempre i nomi "Forza Italia" e "Piazza Italia") è sempre più difficile. Ma un ritorno di Silvio determinerebbe anche la resa dei conti definitiva tra le "correnti pidielline", con l'asse che subirebbe un nuovo spostamento a destra, grazie alla ridefinizione dell'alleanza con la Lega Nord ed all'affido della missione Lazio a Francesco Storace.

Poi c'è l'aspetto di "decenza minima", del quale abbiamo più volte parlato. Fino a che punto è accettabile il teatrino degli annunci, delle smentita, dei ritorni, delle precisazioni, del solito snervante tira e molla fatto di dichiarazioni e di discese in campo sempre "possibili" ma mai definitive". Eppure Berlusconi, da sempre capace di interpretare l'umore dell'elettorato, dovrebbe aver ben presente che "questo non è il tempo dei sogni, ma della rabbia e dell'indignazione". Invece stavolta non bastano i sondaggi a vincere sull'ostinazione e sull'orgoglio di un uomo che non ha mai realmente accettato di farsi da parte. E che per inseguire l'ennesima illusione è pronto a trascinare nel baratro il centrodestra e ad obbligare il Paese all'ennesimo referendum ad personam, all'ennesima campagna elettorale "viziata in partenza". Per non parlare nemmeno dei guai giudiziari (diritti tv Mediaset e caso Ruby) che, come vorrebbe il decreto per l'incandidabilità dei condannati, rappresentano un ostacolo reale alla sua presenza in Parlamento nella prossima legislatura.

Insomma, per farla breve, la candidatura di Silvio Berlusconi non serve al Paese (come ha ricordato Passera) e non è una buona idea nemmeno per un centrodestra che ha bisogno di ripartire da zero e di ricostruire un legame con i propri elettori. Ma non serve nemmeno alla politica, chiamata ad una prova di responsabilità e a lasciarsi alle spalle un ventennio drammatico, recuperando credibilità e rimettendosi al servizio dei cittadini. L'ennesimo ritorno in campo è solo l'ultimo capriccio di un uomo sempre più solo, che risponde con arroganza padronale e presunzione di infallibilità a chi gli chiede di farsi da parte. E che non esita a mettere a rischio il Governo per una ripicca da adolescente.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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