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M5S: “I voti della mafia ci fanno schifo”

Il Movimento 5 Stelle in un lungo post sul blog di Grillo prende le distanze dalla Camorra e rilancia attaccando il Partito Democratico.
A cura di D. F.
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I voti della Camorra hanno aiutato il Movimento 5 Stelle? E' di questi giorni la notizia del presunto sostegno dell'organizzazione criminale all'organizzazione politica fondata da Grillo e Casaleggio. Per questo, dopo la vicenda di Quarto, si allungano ombre pesanti che mettono in risalto le contraddizioni di un partito che ha sempre vantato un approccio "onesto" alla pratica politica. D'altro canto le intercettazioni sembrano lasciare poco spazio alle interpretazioni: "Adesso si devono portare a votare chiunque esso sia, anche le vecchie di 80 anni si devono portare là sopra e devono mettere la X sul Movimento Cinque Stelle che è la cosa fondamentale… perché se non sale il M5S con la maggioranza teniamo sempre il problema…". Sono parole di Giacomo Cesarano, membro di una famiglia ritenuta dagli investigatori vicina al clan Polverino, molto potente nel comune flegreo.

Ebbene, in relazione a quanto sta accadendo il blog di Grillo ha ospitato un commento firmato "Movimento 5 Stelle" che, ancora una volta, prende le distanze dalla Mafia:

Le mafie da sempre tentano di salire sul carro del vincitore. E' nella loro natura infiltrarsi nelle amministrazioni e nella società per fare affari.
Ci hanno provato anche con il M5S a Quarto e succederà anche in futuro. Nessuna forza politica può impedire alla mafia di provare a bussare alla propria porta, ma quando ciò accade quella forza politica ha due possibilità: aprire quella porta e farla entrare oppure sbattergliela in faccia. Il M5S quella porta a Quarto l'ha sbattuta con violenza e sarà sempre così. A chi ha orecchie per intendere ribadiamo un concetto che per noi è scontato: i voti delle mafie ci fanno schifo.

Se qualcuno per interessi personali e contro i programmi e ideali del M5S tenterà di fare accordi con loro, verrà cacciato anche prima dell'esito finale d'inchieste giudiziarie. Vedi De Robbio. Perchè il M5S fa patti con la legge, non con l'anti-Stato. Oggi il PD (quello a cui hanno appena condannato l’ex assessore Daniele Ozzimo nell’ambito del processo per Mafia Capitale) strilla e ci accusa, ma non può attaccare un nostro solo comportamento scorretto, e allora strepita per il semplice fatto che la mafia sia venuta a cercare anche il M5S e abbia trovato le porte chiuse. Ricordiamo al Pd che tra gli indagati per l’inchiesta di Quarto c’è il loro ex assessore ed ex consigliere Marco Ferro ( che secondo gli inquirenti avrebbe stretto un patto con De Robbio espulso dal M5S prima dell'apertura delle indagini) ed imprenditori legati al clan Polverino. Avete letto bene la camorra ed il Pd nella figura dell’ex assessore e consigliere Ferro volevano infiltrarsi e condizionare il M5S. Ed hanno trovato le porte chiuse.

Nota le differenze. Il M5S ha messo alla porta questa gente. Quando la mafia bussò a Roma, Buzzi e Carminati furono lasciati entrare, trattati da signori, serviti e riveriti. Uno Buzzi, partecipava perfino alle cene di finanziamento di Renzi e del Pd. In Campania, a maggio scorso lo scrittore Roberto Saviano dichiarò: “nel Pd e nelle liste di De Luca c’è tutto il sistema di Gomorra”. Qualche esempio. Sono stati tanti i sindaci Pd arrestati per mafia in Campania e altrove. Vogliamo parlare ad esempio di Giovanni Santomauro, sindaco di Battipaglia comune sciolto per mafia nel 2014 con l’arresto del primo cittadino l’anno precedente. A Brescello, in provincia di Reggio Emilia, il sindaco Pd Marcello Coffrini, descrissecome “una persona educata e composta” Francesco Grande Aracri, boss condannato in via definitiva per mafia nel 2008, soggetto a regime di sorveglianza speciale e considerato il punto di riferimento dell’ndrangheta in Emilia. Il Pd lo ha difeso.
A Egira, in provincia di Enna, durante un comizio per la Campagna elettorale, su un balcone accanto a Mirello Crisafulli (candidato sindaco di Enna del Pd e intercettato nel 2008 dai Carabinieri mentre in un albergo di Enna discuteva di appalti con un capo mafia), l'eurodeputata del Pd Michela Giuffrida e il candidato sindaco del Pd deputato Maria Greco, c’era anche Giuseppe Giannetto (tesserato del Pd) arrestato nel 2005 mentre cenava in un casolare di campagna e discuteva di affari con il boss Giuseppe Di Fazio, reggente della famiglia mafiosa Santapaola, inserito nell'elenco dei 30 più pericolosi latitanti di mafia e condannato all'ergastolo per l'omicidio dell'ispettore di Polizia Lizio.
Il Pd ha aperto la porta alla mafia molte volte, il M5S l’ha tenuta e continuerà a tenerla sempre chiusa battendosi al fianco di forze dell’ordine e magistratura."

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