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Lorys, quando Veronica Panarello confessò di aver gettato il corpo: “Merito l’ergastolo”

In un video trasmesso dalla trasmissione televisiva Quarto Grado il momento in cui Veronica Panarello, la mamma del bambino ucciso nel 2014 nel Ragusano, ha ammesso di aver gettato il corpo di suo figlio nel canalone in cui poi è stato ritrovato.
A cura di Susanna Picone
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“Quando l’ho gettato non credevo che ci fosse il vuoto perché non ho nemmeno guardato. Ora non merito di vivere, ho buttato la cosa più cara che avevo. Merito l’ergastolo”. Parlava così Veronica Panarello, la donna condannata in primo grado per l’omicidio del figlioletto Lorys Stival, rivolgendosi agli inquirenti e ricordando il momento in cui si è disfatta del corpicino del bambino. Andrea Lorys Stival, otto anni, è stato ucciso il 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina, nella provincia di Ragusa. Nel video diffuso dalla trasmissione televisiva Quarto Grado, Veronica in lacrime confessa di aver gettato via il corpo di Lorys nel canalone in cui poi, dopo ore di ricerche, sarebbe stato trovato da Orazio Fidone. “Volevo solo nasconderlo dietro al muretto”, dice ancora la Panarello parlando del bambino ucciso, “non volevo gettarlo giù”. Alla domanda “perché l’hai fatto”, lei risponde, sempre piangendo e scuotendo la testa, di non saperlo. “Fatemi dare l’ergastolo, glielo chiedo io al giudice, sono un mostro, non una persona”, ripete quindi la Panarello.

Veronica Panarello sta scontando in carcere la condanna a trenta anni – La mamma del piccolo Lorys Stival è stata condannata a trenta anni di reclusione al termine del processo di primo grado. “Si tratta di uno dei più gravi figlicidi di questi ultimi anni commesso con spietata furia omicidiaria e con una determinazione e un disprezzo davvero glaciali”, è quanto si legge nelle 194 pagine delle motivazioni della condanna. Recentemente le sono stati negati gli arresti domiciliari perché secondo il Gip del Tribunale di Ragusa Andrea Reale esiste il pericolo concreto che possa ancora commettere gravi delitti “con uso di mezzi di violenza personale” e della stessa specie di quello commesso. C’è, secondo i giudici, anche il pericolo di fuga.

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