La riforma Fornero “festeggia” il suo primo licenziamento

Nel giorno in cui il segretario generale dell'Ocse, nel suo intervento alla conferenza europea sul lavoro (ancora in svolgimento a Bruxelles), magnifica la riforma del lavoro del Governo italiano, ecco arrivare la notizia dei primi licenziamenti "grazie" alle tanto contestate norme del provvedimento che porta la firma del ministro Elsa Fornero. Come racconta ilfattoquotidiano, infatti:
Sono un ragazzo e una ragazza dipendenti del colosso delle telecomunicazioni Huawei i primi due licenziati con contratto a tempo indeterminato per motivi economici. Nella lettera di licenziamento, si legge che “la crisi generale del mercato delle telecomunicazioni in Italia, ha causato una significativa contrazione dei ricavi attribuili alla vendita di apparati telefonici. La Huawei poi scrive che “ciò ha comportato l’esigenza di una riorganizzazione della business unit (gruppo di lavoro) finalizzata al contenimento dei costi e alla razionalizzazione del personale”. Infine le comunicano che, a causa di tali condizioni “non sussistono motivi per una ricollocazione interna, con conseguente necessità di procedere al suo licenziamento“.
Ovviamente la questione finirà davanti al giudice, con i due ragazzi che certamente impugneranno la lettera della direzione della multinazionale cinese. Insomma, siamo al punto di partenza, con maggiori strumenti per il datore di lavoro e sostanzialmente il rischio di ingombrare oltre misura le scrivanie dei giudici del lavoro.
Insomma, mentre arrivano gli elogi dei tecnici, i lavoratori cominciano a fare i conti con gli effetti diretti del provvedimento. In un clima complessivo che non promette nulla di buono, per giunta. Ed infatti la stessa Fornero è stata ancora una volta chiara sulla situazione "molto brutta" del quadro macroeconomico, sostenendo tra l'altro che "è molto difficile che si creino nuovi posti di lavoro", ma tacendo su cosa il Governo intenda concretamente fare per sostenere la domanda o invertire il trend negativo di crescita ed occupazione. Insomma, un Paese in recessione cui non resta che andare al traino delle decisioni prese in sede europea, o tanto per citare un puntuale commento su phastidio.net:
La verità è che siamo in balia degli eventi, l’inerzia del sistema è enorme e solo il tempo potrà curare queste lesioni strutturali, a patto di non fare errori marchiani e a patto che la popolazione, piegata da crollo di reddito ed esplosione della disoccupazione, non dichiari di averne le tasche piene di convegni, programmi, auspici e ditini levati, e non passi a forme di assertività piuttosto problematiche per la convivenza civile. Tutto il resto sono chiacchiere. E finché potremo permetterci di riempire le giornate ascoltando quelle, significa che la situazione non è ancora tragica.