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La guerra in Ucraina non è finita: 24 morti in 24 ore. Accuse alla Russia

Nuovi scontri tra esercito di Kiev e filo-russi vicino a Donetsk, segno che il cessate-il-fuoco dello scorso febbraio è andato in frantumi. Intanto dal premier ucraino alla Nato, piovono accuse contro Mosca: “Stanno armando i ribelli”.
A cura di Biagio Chiariello
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La guerra in Ucraina non è finita. Nonostante gli accordi di Minsk negli ultimi tre mesi fossero riusciti a limitare gli scontri tra i separatisti filorussi e le forze governative ucraine, ieri il conflitto è riesploso in maniera dirompente a Marinka e Krasnohorivka, sobborghi (controllati dai governativi) di Donetsk (in mano ai ribelli). Nel corso della notte i separatisti avrebbero "lanciato massicci bombardamenti" sulle due postazioni, ha denunciato il portavoce militare di Kiev Andriy Lysenko. I ribelli avrebbero attaccato con l'ausilio di lanciarazzi multipli grad e di carri armati. La BBC dice che nell’attacco sono rimaste ferite diverse persone, anche se non si hanno certezze sul numero esatto. I ribelli parlano di almeno 15 combattenti uccisi, e di centinaia di minatori bloccati sottoterra a causa dei blackout provocati dai bombardamenti. Gli ucraini denunciano invece tre militari morti e 31 feriti, ancora tre sarebbero le vittime civili. Il totale, provvisorio, sarebbe di 24 vittime.

Gli scontri di Maryinka non sono i primi tra esercito ucraino e separatisti filo-russi da quando è stato decretato il cessate il fuoco. La città, a circa 30 chilometri a ovest di Donetsk, si trova in una posizione considerata strategica: già in passato i ribelli avevano puntato il dito contro i soldati ucraini che la controllano per il presunto utilizzo delle loro postazioni per bombardare Donetsk (accuse prontamente negato dal Governo).

Accuse alla Russia

Nei giorni scorsi l’agenzia Reuters aveva parlato di un nuovo ammasso di truppe e armi al confine tra Russia e Ucraina. Secondo Kiev, i leader dei paesi occidentali e la NATO ci sarebbero le prove che Mosca sta continuando ad aiutare i ribelli nelle regioni separatiste di Donetsk e Luhansk, così da difendere i territori conquistati ed estendere la linea stabilita con la tregua di febbraio. Washington è sulla stessa posizione: ”La Russia è direttamente responsabile per gli attacchi – ha commentato Marie Harf, portavoce del dipartimento di Stato -. Qualunque tentativo di occupare altro terreno comporterà costi crescenti”. Ma dal Cremlino respingono le accuse. “Chi sta cercando di far aggravare la situazione militare lungo la linea di contatto – ha reagito il ministro degli Esteri Serghej Lavrov – volontariamente o involontariamente persegue l’obiettivo di impedire progressi nei colloqui su tutti gli aspetti chiave, siano essi politici, economici o umanitari”.

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