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Auto in fiamme, lacrimogeni e caos: la Francia protesta contro la riforma del lavoro

Per la quarta volta in poco più di un mese i sindacati francesi hanno convocato scioperi per ostacolare la riforma del lavoro del governo.
A cura di Davide Falcioni
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Lavoratori e studenti francesi per la quarta volta nell'ultimo mese sono scesi in piazza contro la proposta di riforma del lavoro alla studio del governo. A convocare le manifestazioni sono state le principali sigle sindacali, che hanno indetto proteste in decine di città. Secondo le organizzazioni dei lavoratori il cosiddetto "jobs act" francese, decisamente ispirato da quello italiano, favorirebbe eccessivamente gli imprenditori e aumenterebbe la precarietà tra i lavoratori, specialmente i più giovani.

Gli scioperi hanno creato disagi ai pendolari e causato la cancellazione di alcuni voli dell’aeroporti di Orly, a sud di Parigi, sono stati cancellati. Agenti di polizia in assetto antisommossa sono intervenuti a Parigi, Lione, Rennes e Nantes, sulla costa occidentale della Francia, dove sono stati utilizzati gas lacrimogeni e fermati numerosi manifestanti. Nel frattempo nella capitale alcuni operai hanno incendiato copertoni sulle strade per interrompere il traffico. Sono stati inoltre segnalati gli incendi di alcune automobili di lusso.

Dopo le proteste del 9 e 31 marzo e del 9 aprile quella di oggi è la quarta manifestazione organizzata da sette sigle sindacali francesi contro la riforma del lavoro, di cui il Parlamento inizierà a discutere a partire dal 3 maggio. La mobilitazione di studenti e lavoratori arriva nel momento in cui il presidente Francois Hollande vive un momento di impopolarità non solo a causa degli attentati terroristici, ma anche per il tasso di disoccupazione fermo al di sopra della soglia del 10 per cento, a poco più di un anno dalle prossime elezioni presidenziali.

Cosa prevede la riforma del lavoro francese

Ma cosa prevede il cosiddetto "Jobs Act" francese? I punti principali sono tre: come con la legge italiana il governo Valls vuole facilitare i licenziamenti economici ed evitare l'intervento dei giudici, dando sostanzialmente maggiore libertà agli imprenditori che intendono "sbarazzarsi" di lavoratori.  Con la legge attuale un giudice può ordinare il reintegro di un dipendente  licenziato ingiustamente, oppure un risarcimentoeconomico a sua discrezione senza alcun tetto. La norma all'esame del parlamento invece propone dei tetti nei risarcimenti ai lavoratori licenziati senza giusta causa. Altro punto di lotta è quello intorno all'orario di lavoro, oggi fissato in 35 ore settimanali: la riforma prevede un aumento delle ore lavorative e un decremento sostanziale dei bonus per gli straordinari.

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