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La battaglia della piccola Celeste continua: il giudice dice sì alle cure

La decisione definitiva del tribunale di Venezia per la piccola di due anni malata di atrofia muscolare spinale: potrà essere curata con le cellule staminali a Brescia. La sua famiglia ha accolto con soddisfazione la sentenza.
A cura di Susanna Picone
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La decisione definitiva del tribunale di Venezia per la piccola di due anni malata di atrofia muscolare spinale: potrà essere curata con le cellule staminali a Brescia. La sua famiglia ha accolto con soddisfazione la sentenza.

La piccola Celeste Carrer potrà continuare a curarsi grazie al sì del giudice del lavoro Margherita Bortolaso che nelle ultime ore ha sciolto le riserve e ha stabilito che la bambina veneziana potrà proseguire le cure con le cellule staminali donate dalla madre già sostenute per oltre cinque mesi. Una sentenza che è stata accolta con soddisfazione dalla sua famiglia e che dà speranza alla piccola e a quanti soffrono come lei. Al Tribunale del lavoro di Venezia i genitori di Celeste si erano appellati contro la sospensione delle cure imposte lo scorso maggio dall’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, che aveva vietato i trattamenti con le staminali a seguito di alcuni controlli condotti insieme ai carabinieri del Nas nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Torino che coinvolge la Stamina Foundation. Erano state rilevate delle anomalie nei lavoratori dell’ospedale di Brescia, dove Celeste veniva curata.

Celeste ha solo due anni ed è malata di atrofia muscolare spinale – Lo scorso 22 agosto era stato proprio il giudice Bortolaso a dare il via libera a un trattamento con un’ordinanza che permetteva a Celeste di tornare a Brescia per una infusione in attesa della decisione definitiva. Per il giudice “il trattamento in questione costituisce, in assenza di valida alternativa terapeutica, l’unico possibile mezzo di rallentamento della evoluzione della malattia neurodegenerativa, a esito infausto, da cui è affetta la piccola”. Celeste, che ha solo due anni e due mesi, è malata di atrofia muscolare spinale, il cosiddetto morbo di Werdnig-Hoffman.

“Cure compassionevoli” – Nella sentenza del giudice si fa riferimento dunque alla “cura compassionevole”, come previsto dal decreto ministeriale Turco-Fazio, e che conferma la tesi degli avvocati di Celeste che da parte loro si opponevano a quella di “sperimentazione” sostenuta dall’Aifa. Il sì del giudice, fanno sapere gli avvocati della famiglia Carrer, li soddisfa ed è da ritenersi una legittima tutela di un diritto costituzionalmente garantito, “il diritto alla salute”. Dall’ospedale di Brescia intanto, dove la piccola Celeste era stata ricoverata, fanno sapere che applicheranno “quanto ordinato”. Celeste dunque continuerà a combattere contro la sua terribile malattia.

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