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L’Italia cresce meno del resto d’Europa e la disoccupazione è un dramma

I dati Istat confermano il momento complicato per l’economia italiana: piccoli segnali di miglioramento, ma preoccupa la situazione del mercato del lavoro.
A cura di Redazione
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La nota mensile dell’Istat, relativa al mese di gennaio 2017, fornisce una precisa fotografia della condizione complessiva dell’economia del nostro Paese, aggregando i dati relativi alle dinamiche occupazionali, all’inflazione, alla fiducia dei consumatori, al prodotto interno lordo e allo stato di salute del sistema produttivo.

L’analisi parte dalla congiuntura internazionale, che evidenzia un rallentamento dell’economia statunitense, ma anche la moderata ripresa dell’area euro:

La crescita stimata per il 2016 è pari a +1,7%. A dicembre, il tasso di disoccupazione è risultato in diminuzione rispetto al mese precedente raggiungendo il 9,6%, livello non osservato dal 2009.

Gli indicatori anticipatori e coincidenti del ciclo economico confermano le prospettive di crescita sugli attuali livelli. In gennaio, l’Economic Sentiment Indicator è risultato stabile rispetto al mese precedente a sintesi di un migliora- mento del clima di fiducia nell’industria bilanciato da un peggioramento nel settore delle vendite e nelle costruzioni mentre la fiducia dei consumatori è rimasta invariata. Sempre a gennaio l’indicatore anticipatore EuroCoin segnala un incremento sostenuto dai risultati positivi della produzione industriale.

La congiuntura italiana è leggermente diversa, con segnali altalenanti e non del tutto incoraggianti. L’Istat rimarca i dati positivi del settore manifatturiero, con l’aumento della produzione industriale, dell’indice del fatturato dell’industria, degli scambi con l’estero e dei flussi commerciali, anche con i paesi extra Ue.

Discreti i riscontri per quel che concerne i consumi, “aumentati dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, favoriti dall’incremento del reddito disponibile e del potere di acquisto“. Discorso simile per la dinamica dei prezzi, con ampi segnali di rafforzamento dell’inflazione al consumo.

Dati invece ancora gravemente insoddisfacenti per quel che riguarda il mercato del lavoro:

Nel quarto trimestre 2016, l’occupazione è rimasta stabile dopo la crescita consistente registrata nei primi due trimestri e il lieve calo in T3. Tuttavia gli occupati dipendenti a tempo indeterminato sono diminuiti rispetto al terzo trimestre (-0,3%, -39 mila unità), a fronte di un aumento dei dipendenti a termine (+1%, +25 mila unità) e degli occupati indipendenti (+0,2%, +8 mila unità). Sempre nel quarto trimestre, la ripresa dell’occupazione ha riguardato unicamente gli ultracinquantenni (+1,3%), mentre è stata registrata una riduzione degli occupati per tutte le altre fasce di età.

[…] Il tasso di disoccupazione è salito nel corso del trimestre dall’11,8% (ottobre) al 12% (novembre e dicembre), tornando così ai livelli di inizio 2015. L’aggregato delle persone in cerca di occupazione è aumentato in modo significativo (+2,6% rispetto al terzo trimestre): l’incremento è stato registrato per entrambi i sessi e per tutte le classi di età ed è avvenuto a fronte di una diminuzione complessiva degli inattivi (-0,6%)

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