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L’Isis se la prende con i calciatori: quattro decapitati davanti ai bambini

Un altro capitolo dell’orrore dell’Isis. A Raqqa, decapitati in piazza quattro famosi calciatori siriani. La loro colpa? Il calcio è uno sport contrario all’Islam.
A cura di Mirko Bellis
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I quattro calciatori dell’Al-Shabab Sport club di Raqqa prima di essere decapitati
I quattro calciatori dell’Al-Shabab Sport club di Raqqa prima di essere decapitati

La barbara esecuzione dei quattro calciatori è avvenuta in piazza al-Dawla davanti agli sguardi degli abitanti di Raqqa, l’autoproclamata capitale dello Stato islamico. Tra la folla presente alla macabra condanna a morte c’erano anche numerosi bambini, obbligati ad assistere all'ennesima follia dei jihadisti. A riportare la notizia dell’uccisione degli sportivi sono stati gli attivisti anti-Isis di Raqqa is Being Slaughtered Silently (RBSS, in italiano Raqqa è massacrata nel silenzio) che in una serie di tweet hanno raccontato l’ennesima barbarie degli estremisti islamici.

I nomi dei quattro calciatori sono Osama Abu Kuwait, Ihsan Al Shuwaikh, Nehad Al Hussen and Ahmed Ahawakh. Assieme a loro è stato ucciso anche un altro civile di cui non è stata resa nota l’identità. I calciatori giocavano nella popolare squadra dell’Al-Shabab Sport club di Raqqa. I ragazzi, come mostrano alcune foto che circolano su Twitter, indossavano la tuta arancione che contraddistingue i prigionieri degli jihadisti.

La polizia islamica dell’Isis ha arrestato i cinque giovani nella città di Tabqa, nella campagna di Raqqa con l’accusa di essere delle spie delle forze curde che, assieme alle forze democratiche siriane (Sdf) stanno combattendo contro gli uomini del Califfato.

“Sono stati decapitati pubblicamente dopo che la Corte di Raqqa li ha trovati colpevoli di spionaggio a favore delle truppe YPG”, ha detto una fonte locale ad ARA News (l’agenzia di stampa curda), parlando a condizione di anonimato per motivi di sicurezza. “Hanno obbligato anche i loro familiari ad assistere all’esecuzione”, ha concluso il testimone.

Non è la prima volta che i terroristi dell’Isis hanno come obiettivo lo sport e il calcio in particolare. Nel 2015 13 adolescenti erano stati giustiziati, colpevoli di aver guardato una partita della Coppa d’Asia tra Iraq e Giordania. Il gruppo di ragazzi era stato sorpreso a guardare il match nella città irachena di Mosul, sotto il controllo dei fanatici di Al-Baghdadi. E il 16 maggio di quest’anno, a Samarra, a 125 chilometri a nord di Baghdad, uomini armati di kalashnikov fecero irruzione nella sede di un fan club del Real Madrid facendo una carneficina. Il bilancio: 16 morti e 50 feriti. Quando l’Isis occupò Raqqa più di due anni fa, vietò gli sport organizzati in quanto anti islamici. Il calcio, inoltre, così legato alla cultura occidentale, viene visto dall’Isis come qualcosa di diabolico e pertanto da punire con la morte.

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