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L’infinita tristezza di Sboarina, sindaco di Verona contro i libri sull’omogenitorialità

Ritirare i libri che parlano di omogenitorialità dalle biblioteche per difendere la famiglia naturale. Questo il programma di Federico Sboarina, neo sindaco di Verona. L’Aie e le biblioteche insorgono: “La libertà di espressione è un valore fondativo della nostra società”.
A cura di Redazione Cultura
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Federico Sboarina
Federico Sboarina

L'allarme arriva in una nota congiunta dell'Associazione Italiana Biblioteche e l'Associazione Italiana Editori, le quali criticano una parte del programma del neo sindaco di Verona relativo alle biblioteche, in cui si parla di "ritiro dalle biblioteche e dalle scuole comunali o convenzionate (nidi compresi) dei libri e delle pubblicazioni che promuovono l’equiparazione della famiglia naturale alle unioni di persone dello stesso sesso". La questione non è nuova. Si era già posta altrove, infatti, sempre nelle città amministrate da sindaci di centrodestra. O della destra del centrodestra, come nel caso di Federico Sboarina, candidato vincente alle ultime elezioni amministrative che ha superato la candidata appoggiata dall'ex sindaco Tosi.

L'idea, non originalissima, è da considerarsi come una forma di “contrasto alla diffusione delle teorie del gender nelle scuole” per "respingere ogni iniziativa in contrasto con i valori della vita, della famiglia naturale o del primario diritto dei genitori di educare i figli secondo i propri principi morali e religiosi”.

Ora, il punto è questo: ritirare dei libri dalle biblioteche, qualsiasi sia l'idea che appoggiano, è semplicemente un atto propagandistico, di quasi o nessun valore concreto, volto a promuovere sempre più, nel nostro Paese, quel linguaggio vuoto e retorico che punta a massimizzare il conflitto intorno a temi più o meno sensibili, per poter trarne un profitto. Sboarina, insomma, ha scritto questo suo programma per prendere voti, li ha presi, e adesso se fosse un minimo coerente dovrebbe passare all'azione e ritirare i libri che parlano di omogenitorialità. Bene, lo faccia pure.

A quel punto, dal linguaggio retorico sarebbe passato ai fatti, all'esercizio di una forma molto grave di censura alla libertà di espressione, degna di essere accostata alla parola "fascismo". Anche il neo presidente dell’Associazione Italiana Editori, Ricardo Franco Levi, pare non avere dubbi in proposito: “Le parole ‘ritiro dei libri dalle biblioteche’, dalle scuole e persino dai nidi d’infanzia non sono mai accettabili per nessuna ragione”. E poi, ancora: "La libertà di espressione e di edizione così come la libertà nelle scelte culturali che presiedono alla formazione di una collezione in biblioteca, e la libertà di insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado sono valori fondativi per chiunque lavori in ambito culturale ed educativo che vanno difesi in ogni occasione e prima di tutto nelle nostre società democratiche, perché non possiamo darli acquisiti per sempre”.

Libertà di espressione come valore fondativi della nostra società e della nostra Costituzione. Valori fondativi che il neo sindaco di Verona rigetta. In cambio di una manciata di voti da parte dei malinconici benpensanti che rappresentano la pancia del suo elettorato, e in futuro per dimostrarsi fedele al suo programma elettorale.

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