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L’idea del Governo: anticipare la liquidazione ai lavoratori nella busta paga mensile

Il Governo studia la possibilità di anticipare parte del tfr nella busta paga dei lavoratori. Ecco di che cifre stiamo parlando.
A cura di Redazione
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L'obiettivo è quello di restituire potere d'acquisto nelle tasche dei lavoratori ed immettere nuove risorse nel circuito economico, in modo da aumentare i consumi e provocare un virtuoso effetto domino ed il modello è evidentemente quello (variamente dibattuto) del bonus di 80 euro in busta paga. Questa volta però la modalità allo studio del Governo è completamente diversa: un protocollo fra Abi, Confindustria ed esecutivo per versare nella busta paga mensile del singolo lavoratore una parte del trattamento di fine rapporto. In poche parole, il lavoratore riceverebbe ogni mese la quota che normalmente andrebbe a costituire la sua liquidazione. va specificato che non si tratta di un "bonus" ma semplicemente di un anticipo: il lavoratore avrebbe adesso (ed in piccole rate) parte della somma che gli spetta di diritto al termine del suo percorso lavorativo.

A fare un primo calcolo della cifra in discussione è Sodano su La Stampa, che spiega:

Il Tfr (il trattamento di fine rapporto) accumulato equivale alla retribuzione annua divisa per 13,5. Si tratta, insomma, di una mensilità. Si è parlato di anticipare il 50% del Tfr maturato per un periodo di un anno almeno (valutando anche l’ipotesi di estendere l’anticipo per tre anni) […] Comunque sia, si tratta di una cifra che equivale grosso modo a metà dello stipendio.

In media, si tratterebbe di un aumento di stipendio di circa 55 euro (la stima è di Brambilla sul Corsera, che chiarisce anche i motivi della sua contrarietà: "Così affossiamo il sistema dei fondi pensione che già in Italia non è decollato come in altri Paesi […] Se il premier vuole dare subito il 50% del Tfr ai lavoratori, allora si creerà un buco da 3 miliardi l’anno nelle casse dell’Inps che andrà coperto"). Contrarie per il momento anche le imprese, che sottolineano il rischio di aggravare la situazione economica di tante piccole attività, "costrette" ad anticipare un notevole flusso di denaro.

Una sintesi puntuale dei pro e dei contro la fornisce invece Patriarca su LaVoce.info: "Sgonfiare la “bolla” di un risparmio previdenziale (o quasi), per trasferirlo, anche per aiutare la crescita,  sui redditi e sui consumi, – la debolezza dei quali è alla radice dell’attuale crisi – è un obiettivo importante. […] La libertà di scelta lascerà al singolo lavoratore la decisione se anticipare il Tfr o se continuare a destinarlo a risparmio o a previdenza". Nell'analisi dell'esperto in politiche economiche e del lavoro, facendo intervenire il sistema bancario come finanziatore dell'anticipo del Tfr si ridurrebbero i rischi per le aziende e gli oneri per lo Stato e si potrebbe produrre un aumento delle retribuzioni dall'1,5% al 5% (a seconda della quota di Tfr anticipata) e dei consumi dallo 0,8% al 2,6%.

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