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Opinioni

In tempi di crisi gli italiani usano sempre meno l’auto

Sempre più italiani rinunciano all’utilizzo dell’auto o circolano senza alcuna copertura assicurativa. Altro che patente a punti o concorrenza, è la crisi che se non si cambia ricetta continuerà a pesare sul settore…
A cura di Luca Spoldi
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Vi ricordate poche settimane fa quando con grandi squilli di fanfare l’Ania ha annunciato come tra settembre 2012 e marzo 2013 il prezzo medio dell’assicurazione Rc auto sarebbe diminuito del 4,5%, “ossia è sceso da 445 a 425 euro prima delle tasse e da 560 a 535 dopo le tasse”? In tutto circa 25 euro in meno a veicolo ossia un miliardo in meno all’anno, grazie alla maggiore concorrenza di prezzo tra le compagnie italiane “resa possibile dal migliorato andamento economico del comparto Rc auto”, spiegava la stessa Ania, secondo cui è “ragionevole ipotizzare che la tendenza possa consolidarsi nei prossimi mesi, in particolare se dovesse perdurare la riduzione del numero dei sinistri, che però dipende essenzialmente da un minor utilizzo delle autovetture da parte degli assicurati”.

Parole che già smorzavano l’entusiasmo di chi si fosse affrettato a collegare il calo dei sinistri (e quindi dei costi) con un migliorato stile di guida degli italiani, magari grazie ai dieci anni di introduzione della patente a punti, o magari fosse frutto di una maggiore concorrenza e trasparenza del settore e lasciavano trasparire come l’unica variabile che finora ha portato ad un calo dei premi sia stato il minor utilizzo delle auto da parte degli italiani, sempre più in difficoltà ad arrivare a fine mese a causa della crisi e della ricetta adottata per “superarla” (si fa per dire, visto che la ricetta, come più volte detto, punta solo sulle esportazioni per sostenere la crescita economica e penalizza fortemente la domanda interna).

Che il traffico sia in calo, del resto, viene confermato puntualmente ogni tre mesi dalle trimestrali del gruppo Atlantia, che ancora pochi giorni fa ha segnalato nei primi tre mesi dell’anno una diminuzione del traffico pari al 2,9% su base annua sulla rete italiana, tanto che gli analisti di Societe Generale quest’oggi hanno aggiornato le proprie previsioni e prevedono ora un calo del traffico domestico nel 2013/2014 rispettivamente del 4,2% e dell’1% dai livelli di fine 2012 (contro precedenti attese per -3,5% e +0,5%). Se gli italiani diminuiscono l’utilizzo delle autovetture non è però solo un danno per i bilanci di Atlantia (e delle assicurazioni, “costrette” a concedere sconti): secondo varie stime, tra cui quelle della stessa Ania, sulle strade italiane circolerebbero dai 4 ai 4,5 milioni di auto e moto veicoli privi di qualsiasi copertura assicurativa, nella stragrande maggioranza dei casi perché i proprietari dei mezzi (molti saranno extracomunitari, ma evidentemente visto il numero moltissimi sono pure gli italiani) non sono, semplicemente, in grado di pagare le tariffe richieste.

“Per un’ulteriore riduzione dei prezzi Rc auto sarebbe fondamentale l’approvazione delle tabelle sull’ammontare dei risarcimenti nel caso di danni fisici di grave entità” ha provato ad abbozzare l’Ania (che spera di ottenere uno sconto al riguardo dal governo), ma subito sono esplose polemiche perché a fine aprile l’Ivass aveva dato numeri del tutto diversi parlando di aumenti nel corso del 2012 delle tariffe Rc auto in particolare per le donne (+13,5%) e per gli uomini residenti nelle città del sud Italia (con punte del +9% a Napoli, dove peraltro si stima circolino fino a 750-800 mila veicoli senza copertura assicurativa, vale a dire tra un quinto e un sesto del totale nazionale). Per Federconsumatori, dunque, il governo dovrebbe sì cercare di rinnovare le tariffe, ma quelle dell’Rc auto stessa, riducendole “in modo reale e concreto” anche incentivando la trasparenza e competitività nel settore e tramite una riduzione dei costi indiretti dei sinistri con la messa in funzione della banca dati antifrode.

In tutto questo la “ricetta anticrisi” europea non aiuta ed ormai è chiara che vada rivista per evitare di ampliare ulteriormente, anziché ridurre, i divari tra Nord e Sud Europa. Lo ha implicitamente fatto capire Carlo Cottarelli, direttore del dipartimento affari fiscali del Fondo monetario internazionale (Fmi), che stamane parlando a Milano coi giornalisti a margine di un incontro ha spiegato come la repressione fiscale debba continuare ma è importante “che questo avvenga a una velocità adeguata”, perché se andare troppo velocemente rischia di “uccidere” l’economia, rallentare troppo è ugualmente impossibile perché i debiti “sono ancora troppo elevati”. Il sentiero è molto stretto anche se Cottarelli ha concesso, bontà sua, che alcuni paesi “come la Germania e l’Italia” il “grosso dell’adeguamento fiscale” l’hanno già fatto (mentre altri come Francia e Stati Uniti ancora debbono prendere il toro per le corna). Sarà: per il momento tuttavia credo che attenderò ancora prima di acquistare una nuova vettura e di provare a scoprire quanto dovrò andare a pagare di benzina, bolli e assicurazione ogni anno, perché a pagare e a morire, come si dice, c’è sempre tempo, specie in un periodo di crisi come l’attuale.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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