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Il Pil italiano torna a crescere: +1% nel 2016, ma la ripresa è ancora debole

Secondo il rapporto sulla competitività realizzato dall’Istat, nel corso della seconda recessione (2011 – 2014) il sistema produttivo italiano ha perso oltre 194.000 aziende (-4,6%) e 800.000 addetti in quattro anni. Le imprese più colpite dalla crisi sono quelle che vendevano solo sul mercato interno. Per quanto riguarda il Pil, l’Istat annuncia segnali di ripresa e nel corso del 2016 il prodotto interno lordo del Belpaese è cresciuto del +1%.
A cura di Charlotte Matteini
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La seconda recessione dell'economia italiana ha duramente provato il sistema produttivo del Belpaese. Secondo quanto riporta il rapporto sulla competitività dei sistemi produttivi diramato dall'Istat, "la caduta prima, e la persistente debolezza poi, del mercato interno, congiuntamente al peggioramento delle condizioni di finanziamento e all’elevata incertezza, hanno tolto alimento alla capacità di investire ed espandersi sui mercati esteri", portando il sistema delle imprese italiane a perdere oltre 194.000 aziende (-4,6%) e 800.000 addetti in quattro anni, tra il 2011 e il 2014. "Le costruzioni hanno maggiormente risentito della crisi (-30 per cento di valore aggiunto). Più contenute le perdite nella manifattura e nei servizi di mercato, mentre i servizi alla persona sono l’unico comparto che ha aumentato unità e addetti. Durante la recessione del 2011-2014 in tutti i settori manifatturieri, e in quasi tutto il terziario, una impresa su due ha ridotto il valore aggiunto. Le imprese più colpite dalla crisi sono quelle che vendevano solo sul mercato interno", si legge nel rapporto.

"In Italia, nonostante la ripresa dell’ultimo biennio, il livello del Pil in volume è ancora inferiore di oltre il 7 per cento rispetto al picco di inizio 2008; in Spagna il recupero è quasi completo mentre Francia e Germania, che nel 2011 avevano già recuperato i livelli di attività pre-crisi, segnano progressi pari rispettivamente a oltre il 4 e quasi l’8 per cento. Nell’ultimo biennio, tuttavia, l’allentamento della politica di bilancio, la ripresa del mercato del lavoro e il recupero dei livelli di attività economica hanno stimolato i consumi e favorito la crescita degli investimenti, sia pure ancora a ritmi inferiori rispetto ai principali partner europei. Le attese sugli investimenti per il 2017 sono nel segno di un’accelerazione, grazie al miglioramento delle condizioni macroeconomiche e allo stimolo dei provvedimenti legislativi", prosegue l'Istat.

Per quanto riguarda le attuali stime del Pil, "nel quarto trimestre del 2016 il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell'1,0% nei confronti del quarto trimestre del 2015 e nell'anno 2016 il Pil, corretto per gli effetti di calendario, è aumentato dell'1,0%, un dato coerente con la stima diffusa il primo marzo che individuava una crescita annua dello 0,9%. La variazione acquisita per il 2017 è pari al +0,3%".

"Rispetto al trimestre precedente, i principali aggregati della domanda interna sono aumentati, con una crescita dello 0,2% dei consumi finali nazionali e dell'1,3% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni sono aumentate del 2,2% e le esportazioni dell'1,9%. Il valore aggiunto è cresciuto dello 0,8% nell'industria, ha segnato una variazione nulla nei servizi ed è diminuito del 3,7% nell'agricoltura", si legge nella nota Istat diramata stamane.

Renzi: "Bene la ripresa, ma non basta. Dobbiamo fare di più"

"Rivisti al rialzo i dati Istat usciti qualche ora fa. Bene il 2016 si chiude con il più 1%. Abbiamo preso un Paese che stava al -2% e lo lasciamo col segno più davanti, finalmente. Naturalmente c'è ancora molto da fare, ma per chi ama i bilanci possiamo dare i dati definitivi dei mille giorni: dal secondo trimestre 2014 al quarto trimestre del 2016 il Pil è aumentato del 2% (export +10%; investimenti +6%; industria +4%, nonostante il calo di costruzioni, banche e assicurazioni). Se si somma al dato di ieri del lavoro – ricordate: +680mila posti grazie al JobsAct – si può dire che abbiamo lasciato la guida del Paese meglio di come l'avevamo trovata". Con queste parole, l'ex presidente del Consiglio commenta i nuovi dati sul prodotto interno lordo italiano diffusi dall'Istat.  "Sappiamo che non basta. E per questo stiamo costruendo i prossimi mille giorni. C'è bisogno di una nuova visione per l'Italia dei prossimi anni. Per un'Europa più giusta, con meno burocrazia e più uguaglianza, più opportunità", conclude Renzi.

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