Il mondo saluta Muhammad Alì, i funerali di Louisville
Doppio funerale per celebrare la scomparsa di Muhammed Ali, con il rito islamico (nella giornata di ieri) e poi per una cerimonia interreligiosa al ‘Kfc! Yum Center' di Louisville in Kentucky con la presenza di personalità politiche e di capi di stato tra cui il re di Giordania Abd Allah II ma non quelle del presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan e del presidente americano Barack Obama, impegnato con la cerimonia di diploma della figlia maggiore Malia. A fare le sue veci il consigliere più stretto di Obama, Valerie Jarrett, incaricata di leggere una dichiarazione da parte dell'inquilino della Casa Bianca. All'ex presidente Bill Clinton invece l'elogio funebre, mentre Mike Tyson ha portato la bara in cui riposa il corpo di Cassius Clay.
I funerali islamici
Quello svoltosie stasera è il secondo dei due riti funebri per ricordare il campione morto lo scorso 3 giugno a 74 anni per complicazioni respiratorie. Il primo rito islamico è stato presieduto dall'imam Zaid Shakir che con la famiglia, rispettando le volontà dello stesso pugile, ha reso onore alla fede musulmana della leggenda della boxe. Non a caso all'ingresso, anche se aperto a tutti, è stata data la precedenza al pubblico di fede islamica mentre tra i presenti c'era anche l'attivista per i diritti civili Jesse Jackson e uno dei più famosi manager della storia della boxe, Don King.
Giallo Erdogan: il presidente turco lascia Lousville per protesta
C'era anche il presidente Erdogan che però non parteciperà alla cerimonia funebre odierna. Il presidente turco che è giunto a Lousville proprio per rendere omaggio al grande campione, dopo aver preso parte al funerale islamico di giovedì ha però deciso di lasciare in anticipo gli Stati Uniti e di non partecipare alla grande cerimonia interreligiosa in programma per oggi. Erdogan si sarebbe offeso per quella che avrebbe definito una mancanza di rispetto da parte degli organizzatori. L'agenzia turca Dogan sostiene invece che il presidente turco abbia chiesto di adagiare sulla bara di Muhammad Ali un drappo proveniente dalla Kaaba, il luogo santo verso cui ogni musulmano si rivolge durante le preghiere quotidiane, e che gli organizzatori non gliel'abbiano consentito.