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“Il Mediterraneo è una terra di speranza”: torna a Roma il Salone dell’editoria sociale

Intervista a Nicola Villa, organizzatore del Salone dell’editoria sociale, arrivato quest’anno alla sua ottava edizione. Dal 29 ottobre al 2 novembre più di 50 incontri sul tema del “Mediterraneo oggi”, per cercare di fornire, oltre alle analisi sul nostro tempo, anche delle speranze di cambiamento.
A cura di Redazione Cultura
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È dedicata al tema “Mediterraneo oggi” l’ottava edizione del Salone dell’editoria sociale promossa a Roma dalle Edizioni dell’asino dal 29 ottobre a 1 novembre. Circa 50 incontri, tra tavole rotonde, presentazioni di libri, video e dibattiti promossi da case editrici e organizzazioni del terzo settore, ospitate negli spazi di Porta Futuro a Roma, da sabato 29 ottobre a martedì 1 novembre.

Sarà un’occasione per riflettere sulle «mutazioni sociali, culturali, economiche e geopolitiche di un’area che sempre più ci interroga sulle contraddizioni del nostro tempo», ma che offre anche «una speranza di rinnovamento», spiegano Goffredo Fofi e Giulio Marcon, ideatori del Salone, introducendo la nuova edizione che la casa editrice romana ha realizzato in collaborazione con la rivista Lo Straniero, le associazioni Gli Asini e Lunaria in collaborazione con Redattore sociale e Comunità di Capodarco.

Crocevia di civiltà, culture e religioni che possono e devono incontrarsi e dialogare, il Mediterraneo ci offre comunque anche la prospettiva di un cambiamento e di una speranza, quella rappresentata dai migliori protagonisti delle primavere arabe: dagli scrittori che raccontano senza narcisismi come sta cambiando il Mediterraneo; dagli operatori sociali e umanitari più consapevoli e dai giovani – come lo è stato Giulio Regeni – che criticano e contestano il potere ingiusto e vogliono cambiare una realtà inaccettabile.

“Per una mappa del Mediterraneo” è il titolo della lectio magistralis con cui sabato 29 ottobre il geografo Franco Farinelli inaugura idealmente il programma, ricco di incontri sui temi di politica estera: la “Libia, paese allo sbando”con lo studioso Francesco Strazzari e i giornalisti Alberto Negri, Francesca Mannocchi e Daniele Raineri;“la Turchia dopo il tentato golpe” con Lea Nocera, Fazila Mat e Luigi Spinola; la discussione su genesi e futuro dello Stato islamico con Marina Calculli, Emanuele Giordana e Fulvio Scaglione, in occasione dell’uscita del libro di Giuliano Battiston Jihad. Lo Stato islamico e il ritorno di al-Qaeda.

Del Mediterraneo come spazio narrativo e luogo di attraversamenti e respingimenti parleranno tra gli altri Vittorio Giacopini, Alessandro Leogrande, Matteo Nucci e Matteo Tacconi. Isabella Camera d’Afflitto discuterà della letteratura araba vista dal Cairo con lo scrittore egiziano Ezzat El Kamhawi. Molti gli incontri dedicati ai temi dell’immigrazione, tra cui la tavola rotonda sull’accoglienza promossa dall’associazione Lunaria e quella sui limiti e le buone pratiche dei media con i giornalisti Giovanni Maria Bellu, Tommaso Di Francesco, Marina Forti e Marco Tarquinio. Per l'occasione abbiamo posto qualche domanda a Nicola Villa, uno degli organizzatori del Salone dell'editoria sociale.

Il tema di quest'anno è il Mediterraneo visto non solo dal punto di vista delle sue criticità, ma anche per provare a raccontare delle speranze di rinnovamento possibili. In un'epoca come la nostra, in cui abbondano le analisi compiute sul disastro ma sono molto poche le indicazioni su come uscirne, quali sono le reali speranze che arrivano dal Mediterraneo?

È vero, abbondano le analisi e questo è un problema del nostro tempo iperspecialistico dove le conoscenze sono a compartimenti stagni e gli "intellettuali" non riescono a elaborare teorie generali. È altrettanto vero che spesso si fa confusione su alcuni temi di attualità che non sono poi così approfonditi. Teniamo molto, ad esempio, agli incontri sulla Libia e la Turchia che sono in programma. Ma la verità è che il Mediterraneo è un'alternativa che non viene mai presa in considerazione. Perché, ad esempio, i paesi meridionali d'Europa (Spagna, Italia e Grecia in primis) non costituiscono un'alleanza mediterranea contro l'Europa del nord e della Banca centrale? Questa potrebbe essere un modo per uscire dall'impasse. Il Mediterraneo ci divide e ci unisce e quindi è una grande possibilità: dovrebbe essere la via di comunicazione per i canali umanitari, non un luogo di morte e sopraffazione come lo è oggi e come lo è stato nella storia. Basterebbe leggere i racconti di Vincenzo Consolo, grande scrittore siciliano, per rendersi conto della ciclicità della storia da questo punto di vista…

Quella che sta per iniziare è l ‘ottava edizione del Salone dell'editoria sociale. Un Salone che parla di libri ed editori ma molto diverso da tutti gli altri, perché a differenza di tanti altri luoghi dove si promuove "cultura" è sempre stato un osservatorio molto pratico  su ciò che si agita nel nostro presente.

Anche il nostro "festival" non è immune alla frivolezza e stupidità della cultura contemporanea. Questa cosa la teniamo sempre presente. Alcuni aspetti del Salone dell'editoria sociale le ritrovi, fagocitate, anche nella "pappa" commerciale-culturale dei grandi festival, ma in linea di massima lo pensiamo come un momento di formazione interna ed esterna, per far sapere agli altri che ci siamo e cosa pensiamo, un modo per fare area, di apertura. Ci tengo a precisare che l'ingresso è libero, cosa assolutamente non scontata, e il prezzo per partecipare per gli espositori ed editori è il più basso che ho avuto modo di confrontare con tutte le altre iniziative simili o più grandi in tutta la penisola.

Nel gruppo delle Edizioni degli Asini e della rivista Lo Straniero (che, peraltro, sta per cessare le pubblicazioni), come lavorate alla costruzione del programma e a sviluppare le idee che poi si ritrovano ogni anno al Salone?

Cercando di avere dei legami forti tra noi, evitando ogni logica di gruppo chiuso, setta o partito, evitando il vittimismo e il narcisismo. L'importante, per un gruppo come il nostro, è restare aperti soprattutto a quelli che vengono dopo di noi. O ancora studiare, per capire soprattutto dove ci stanno spingendo, come ci stanno ingannando, cosa sarebbe giusto fare e come agire. E soprattutto rivendicare un ruolo di minoranza etica attiva che vuole reagire ai mali del mondo nei limiti delle sue possibilità, non solo con l’analisi e la denuncia, ma soprattutto legandosi alle pratiche davvero buone, cercando il rapporto diretto quando possibile con i propri lettori, referenti, attraverso una pluralità di iniziative sul territorio nazionale. E forse alla fine insistere sul metodo non perché ce l’abbiamo già, ma perché lo cerchiamo sapendo che in questa epoca di enorme mutazioni non bisogna rifarsi al vecchio, per quanto utile e fondamentale, ma inventare il nuovo per reagire al nuovo che ci opprime.

Se dovesse guidare un giovane visitatore che non è mai stato al Salone dell'editoria sociale, quali incontri gli consiglierebbe assolutamente di non perdersi?

Il programma può essere attraversato assolutamente in modo laico. Non mi perderei quello sul cinema di Mario Monicelli domenica sera, ma anche uno degli ospiti internazionali, il sociologo Evgenij Morozov, che ci parlerà di tecnocapitalismo e delle strategie dei nuovi padroni, i "signori della Silicon Valley". E poi ci sono i grandi maestri, come il fotografo Ferdinando Scianna e l'artista Mimmo Paladino, oppure l'incontro con la scrittrice Simona Vinci, che ha appena vinto il Campiello con "La prima verità", il suo ultimo romanzo. E poi, imperdibile, c'è la conferenza spettacolo di Bustric, un grande attore-comico-mago, erede della migliore tradizione del mimo e del clown europea.

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