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Il leghista ai siciliani: “I vostri stipendi sono inutili, dateli agli alluvionati”

Roberto Marcato, vicepresidente della provincia di Padova e segretario locale del Carroccio, ha inviato una lettera agli ‘amici’ siciliani, chiedendo loro, senza troppi giri di parole: “Rinunciate ai vostri soldi percepiti immeritatamente e avremo i fondi per l’alluvione” che ha colpito le province venete.
A cura di Biagio Chiariello
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"Non vi sentite in colpa, fratelli siciliani? I soldi che ogni anno servono allo Stato per pagare i vostri inutil" stipendi potrebbero essere impiegati per mettere in sicurezza centinaia e centinaia di famiglie che lavorano onestamente e che regolarmente pagano le tasse. Stipendi inutili perché in Veneto facciamo le stesse identiche cose che fate voi, ma con un miliardo e mezzo di euro in meno". E' questo il passaggio chiave della lettera aperta che il vice presidente della Provincia di Padova, Roberto Marcato (Lega) ha inviato ai 17.995 dipendenti della Regione Sicilia, invitandoli a devolvere i loro "inutili" stipendi alle popolazione delle province venete, colpite dall'alluvione dello scorso fine settimana. Marcato si dice "disperato" perchè non può aiutare la propria gente. E quindi chiede aiuto direttamente alla Sicilia. Non allo Stato "perché uno Stato che permette questo è uno Stato che non rispetta nemmeno la Costituzione": "Parlo con voi, destinatari di denaro immeritato, a noi basterebbero 500 di quei 1.500 miliardi che sono spesi in più dei 200 milioni di euro che costa la Regione Veneto. E non basta dire che è colpa dei politici che vi hanno assunti… qualche volta si può dire anche di no!"

Questo il testo integrale della lettera aperta del leghista Marcato ai siciliani:

Acqua e fango. Rabbia e disperazione. Ancora quella paura, ancora la stessa impotenza. Nelle ultime ore interi paesi nelVeneto sono stati colpiti da violenti temporali. I nostri fiumi hanno in certi punti invaso strade, negozi, case. Volontari, Protezione Civile, amministratori come me erano lì a Bovolenta, Camposampiero, Massanzago… presenti lungo gli argini, tra la nostra gente che, ormai troppo spesso, guarda al cielo con il cuore in gola. In un attimo tutto potrebbe sparire, trascinato dalla furia dell’acqua. E la disperazione si trasforma in consapevolezza: non possiamo aiutare la nostra gente. E non lo possiamo fare non perché non c’è difesa contro un’alluvione, ma perché siamo ostaggio di un sistema che continua a ripetere: non ci sono soldi.

Ed allora io, impotente e veramente incazzato, amministratore in una terra di tanta brava gente, mi rivolgo ai voi 17.995 dipendenti della Regione Sicilia, che costate ben 1,74miliardi di euro all’anno, quasi 350 euro per abitante. Mentre qui, in Veneto, dove il numero degli abitanti è praticamente lo stesso, i dipendenti sono appena 2.844 ed il costo di ogni dipendente è di 30 euro per persona (fonte Italia Oggi ). Questo vuol dire che la macchina amministrativa siciliana è 7 volte quella veneta. Ecco perché vi chiedo, non vi sentite in colpa, fratelli siciliani? I soldi che ogni anno servono allo Stato per pagare i vostri “inutili” stipendi potrebbero essere impiegati permettere in sicurezza centinaia e centinaia di famiglie che lavorano onestamente e che regolarmente pagano le tasse. Stipendi inutili perché in Veneto facciamo le stesse identiche cose che fate voi ma con 1 miliardo e mezzo di euro in meno. Ecco perché siamo stanchi! Io sono davvero stanco, e come me i colleghi amministratori locali, di essere costretto a ripetere alla mia gente il solito mantra: “No ghe xe i schei”. E invece no. I soldi per noi ci devono essere. Non possono finire in una Regione che ha i costi di 10 regioni. Non mi rivolgo neppure allo Stato, perché uno Stato che permette questo è uno Stato che non rispetta nemmeno la Costituzione. Parlo con voi, destinatari di denaro immeritato, a noi basterebbero 500 di quei 1.500 miliardi che sono spesi in più dei 200 milioni di euro che costa la Regione Veneto. E non basta dire che è colpa dei politici che vi hanno assunti… qualche volta si può dire anche di no!

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