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Il flauto dell’Homo Sapiens

Uno strumento musicale ricavato dall’osso di un avvoltoio con cui un nostro progenitore suonava 35 000 anni fa: è uno dei reperti che dall’11 novembre potranno essere ammirati al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
A cura di Nadia Vitali
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Uno strumento musicale ricavato dall'osso di un avvoltoio con cui un nostro progenitore suonava 35 000 anni fa: è uno dei reperti che dall'11 novembre potranno essere ammirati al Palazzo delle Esposizioni di Roma.

L'homo sapiens non solo amava abbellire le pareti di grotte e caverne con disegni di animali dal significato tutt'ora oscuro; alcuni tra i nostri progenitori già suonavano, più di trentamila anni fa. I ritrovamenti di flauti in alcune zone dell'Europa attestano che gli uomini di quel tempo avevano già sviluppato una certa passione per l'arte di produrre suoni e che si fabbricavano degli strumenti con i quali allietare le proprie ore. Così, in quel periodo, durante l'ultima era glaciale, poteva accadere di udire diffondersi le dolci note di una musica, provenienti da qualche grotta della Germania meridionale.

Nei pressi di Ulm, infattila grotta di Hohle Fels ci ha restituito, qualche anno fa, un tesoro che attesta la cultura musicale dell'homo sapiens: il più antico flauto della storia dell'umanità, risalente ad un periodo compreso tra 35 000 e 40 000 anni fa, lungo 22 centimetri e con 5 fori per poter produrre note differenti ed un'incisione alla fine, ricavato dall'ala di un avvoltoio. Assieme ad esso ne furono rinvenuti altri tre, più o meno del medesimo periodo, in avorio proveniente dalle zanne dei mammut; un materiale che consente una migliore qualità del suono, per quanto assai più difficile da lavorare.

In realtà il flauto di Hohle Fels si contende il primato di anzianità con il flauto di Divje Babe, rinvenuto nella omonima grotta slovena, costruito con il femore sinistro di un giovane orso, che avrebbe addirittura 43 000 anni e sarebbe stato suonato da un homo neanderthalensis, anche se non tutti gli scienziati concordano, essendo questo, più che altro, un frammento davvero piccolo. Ad ogni modo, il flauto di Hohle Fels è, infatti, il meglio conservato dell'antichità; un vero e proprio gioiello che, custodito presso l'Università di Tubinga, sarà possibile vedere a partire dall'11 novembre al Palazzo delle Esposizioni di Roma.

Una grande mostra, che ha visto all'opera studiosi di provenienza internazionale, dal titolo Homo Sapiens, la grande storia della diversità umana ci racconterà il lungo percorso della nostra specie, iniziato circa 200 000 anni fa in Africa, in una piccola valle dell'Etiopia e proseguito con la scelta di spostarsi, entrando così in contatto con altre aree di mondo, abitate da diversi appartenenti al genere Homo che avevano precedentemente abbandonato l'Africa: l'uomo di Neanderthal e l'uomo di Denisova. Quest'ultimo è una delle più recenti scoperte della comunità scientifica che ha aperto nuovi interrogativi e fornito chiavi di lettura per antropologi e paleontologi utili a cercare di comprendere qualcosa della nostra misteriosa ed affascinante storia.

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