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I turisti cinesi sono i più maleducati: il governo di Pechino fa un vademecum delle buone maniere

L’autorità nazionale del turismo ha pubblicato un “vademecum” di 64 pagine che ha lo scopo di arginare la maleducazione dei cinesi all’estero.
A cura di D. F.
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Se credevate che i turisti più maleducati siano gli italiani, certamente riconoscibilissimi in ogni angolo del mondo, vi sbagliavate. A quanto pare peggio di noi fanno soltanto i cinesi, anche perché rappresentano il primo mercato mondiale con 83 milioni di persone che lo scorso anno hanno viaggiato all'estero per turismo, spendendo 102 miliardi di dollari. Un business colossale che fa gola a tutto il mondo, ma che porta con sé qualche disagio. pare, infatti, che soprattutto in Asia i viaggiatori cinesi non siano visti di buon occhio. Parlano ad alta voce, sputano in strada, fumano nei negozi e non amano fare la fila. Così, ad esempio, ad Hong Kong vedono i cugini delle Repubblica popolare. Non va meglio in Thailandia, dove si lamentano delle urla dei cinesi nei luoghi chiusi e del "risucchio" che fanno mangiando i noodles.

Stereotipi? Non si direbbe, dal momento che persino il vice premier cinese prima dell'estate ha sentito il dovere di ammonire i compatrioti, chiedendo di non comportarsi in modo incivile all’estero. Ma non solo: l'autorità nazionale del turismo ha pubblicato un "vademecum" di 64 pagine che ha lo scopo di arginare la maleducazione. Peccato che tra i consigli ce ne siano taluni veramente bizzarri: ad esempio secondo le autorità di Pechino in Francia non sta bene offrire crisantemi e fiori gialli; in Spagna le donne debbono indossare orecchini, altrimenti sono considerate semisvestite; agli italiani non bisogna regalare fazzoletti perché vuol dire augurare lacrime; agli inglesi, molto riservati, non va chiesto se hanno mangiato, che è invece un modo di salutare comune in cinese; in Germania non si può richiamare l’attenzione di qualcuno schioccando due dita, perché così laggiù si richiamano i cani; in Africa non chiamare i cittadini "negri o neri". E poi non portarsi via come souvenir il giubbotto di salvataggio al termine di un viaggio aereo: "In caso di emergenza qualche passeggero in seguito si troverebbe sprovvisto".

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