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Governo battuto alla Camera: inasprite le pene per i magistrati che sbagliano

Passa una norma della Lega Nord che interviene sulla responsabilità civile dei giudici: Governo battuto, polemiche interne alla maggioranza.
A cura di Redazione
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Questa mattina la Camera dei deputati era impegnata nell'esame del disegno di legge "Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2013-bis". Si tratta in poche parole di una serie di norme che recepiscono indirizzi e indicazioni della Comunità Europea, in diversi settori. Durante la discussione e la votazione dei diversi emendamenti presentati al testo, però, è scoppiato un nuovo caso all'interno della maggioranza che sostiene l'esecutivo guidato da Matteo Renzi. Il Governo è infatti andato sotto (187 a 180, dopo il voto a scrutinio segreto) su un emendamento della Lega Nord, primo firmatario Gianluca Pini con parere contrario di Governo e relatore di maggioranza, che "odifica l'articolo 2 della legge dell'88 sul risarcimento dei danni causati nell'esercizio delle funzioni giudiziarie e sulla responsabilità civile dei magistrati".

In sostanza si tratta di modifiche alle pene e alle norme che regolano la responsabilità civile dei magistrati che sbagliano, integrando la possibilità, per chi ritiene di essere vittima di un errore, di agire contro lo Stato e di ottenere risarcimenti per le eventuali violazioni di diritto da parte di un magistrato. Con l'emendamento, infatti: "Chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato in violazione manifesta del diritto o con dolo (la violazione intenzionale del diritto, ndr) o colpa grave nell'esercizio delle sue funzioni ovvero per diniego di giustizia può agire contro lo Stato e contro il soggetto riconosciuto colpevole per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivino da privazione della libertà personale". Dura la reazione di alcuni esponenti del Partito Democratico (decisive assenze e franchi tiratori), che hanno già anticipato la volontà di cambiare il provvedimento al Senato.

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