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Georg Baselitz in mostra a Roma con i suoi “Eroi”, simboli di solitudine e fragilità

Guerrieri feriti e combattenti sconfitti, simboli della lotta ormai perduta dell’uomo con la Storia: è questo il filo rosso che tiene insieme la prima grande mostra dedicata a Georg Baselitz al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
A cura di Federica D'Alfonso
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Gli "Eroi" di Georg Baselitz in mostra a Roma
Gli "Eroi" di Georg Baselitz in mostra a Roma

Fino al 18 giugno 2017 il Palazzo delle Esposizioni di Roma ospita una mostra interamente dedicata a Georg Baselitz e ai suoi “Eroi”. Per la prima volta vengono riuniti in un unico percorso espositivo i simboli più rappresentativi della pittura dell'artista tedesco: guerrieri e titani sconfitti, perduti, profondamente umani, che in tutta la loro fragilità raccontano l'epico fallimento del genere umano nei confronti della storia. Una mostra significativa, che attraverso le opere di Baselitz torna a parlare di umanità.

Si tratta della terza tappa di un progetto espositivo europeo che intende ripercorrere la produzione più intima e complessa dell'artista tedesco: dopo Francoforte e Stoccolma, la serie “Eroi” arriva a Roma, portando numerose opere inedite e sconosciute al grande pubblico, ma altrettante famosissime e significative. La mostra, curata da Max Hollein e Daniela Lancioni, oltre a raccogliere numerosissimi dipinti di “Eroi” e “Nuovi Tipi”, propone anche una ricca selezione di disegni e xilografie ispirati allo stesso tema, insieme ai primi esempi di “quadri fratturati” e ad alcuni dipinti del ciclo “Remix”, ai quali Georg Baselitz lavora dal 2005.

Gli Eroi sconfitti: il confronto con la Storia

Georg Baselitz nel 1964
Georg Baselitz nel 1964

Combattenti, soldati, partigiani e vittime di guerra si susseguono nell'immaginario di Baselitz in un'ideale campo di battaglia esistenziale: uniformi lacere, paesaggi desolati e distrutti dalla guerra, macerie e orizzonti soffocanti senza via d'uscita sono le caratteristiche del ciclo degli “Eroi”, dipinto da Baselitz a partire dalla metà degli anni Sessanta.

Le figure titaniche dipinte dall'artista tedesco hanno perso definitivamente ogni possibilità di vittoria: sono uomini, non più dèi, sono figure comuni che hanno perduto qualsiasi aura mitica o leggendaria. Colori cupi, violenti, caratterizzano i soggetti che si delineano sulla tela come simboli di un'umanità fallita, spezzata e degradata.

Una pittura che non lascia pià spazio al mito e alla speranza, ma che diventa quasi un grido soffocato d'aiuto: dolore esistenziale e malessere collettivo sono le due facce che contraddistinguono i suoi soggetti, scelti volutamente in quella schiera di eroi e miti che idealmente suggerirebbero invece spirito di rivalsa e di vittoria.

Baselitz inizia a dipingere i suoi Eroi dopo la tragedia della Seconda Guerra mondiale e dopo il fallimento degli ideali di ricostruzione e riscatto che avevano caratterizzato i primi anni Cinquanta e Sessanta: “Sono stato messo al mondo in un ordine distrutto, in un popolo distrutto, in una società distrutta. E non volevo introdurre un nuovo ordine. Avevo visto fin troppi cosiddetti ordini”: Baselitz percepisce in modo estremamente vivo il collasso umano e sociale, e lo traduce in pittura.

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