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Firme false M5s, Grillo contro i deputati indagati: “Via dal gruppo parlamentare”

In un post pubblicato sul Blog di Beppe Grillo, il garante del Movimento 5 Stelle ha chiesto ai probiviri di valutare nuove sanzioni nei confronti dei deputati indagati nell’ambito dell’inchiesta relativa alle firme false di Palermo, già sospesi dal M5S qualche settimana fa, alla luce di alcune dichiarazioni irrispettose rese ieri.
A cura di Charlotte Matteini
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UPDATE Replicando a Beppe Grillo, i tre deputati indagati nell'ambito dell'inchiesta sulle firme false palermitane hanno diramato una nota precisando di non aver mai contestato l'operato della magistratura siciliana: "Informo che io, Di Vita e Mannino, non abbiamo rilasciato dichiarazioni contro la magistratura, anzi tutt'altro, né contro il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle di Palermo. Se circolano dichiarazioni in tal senso attribuite a noi, sono da ritenersi non veritiere. Abbiamo espresso fiducia nella giustizia a cui ci affidiamo per dimostrare la nostra innocenza".

Il Movimento 5 Stelle prenderà probabilmente ulteriori provvedimenti contro i tre deputati nazionali coinvolti nell'inchiesta relativa alle firme false presentate a sostegno della candidatura di Riccardo Nuti a sindaco di Palermo nel 2012. I tre parlamentari, Riccardo Nuti, Giulia Di Vita e Claudia Mannino, che rischiano il rinvio a giudizio insieme ad altre 11 persone, sono già stati sospesi dal Movimento 5 Stelle qualche settimane fa in seguito all'iscrizione nel registro degli indagati, ma ora, a causa di alcune dichiarazioni rilasciate ieri, il Movimento 5 Stelle potrebbe comminare ulteriori sanzioni. In un post pubblicato sul Blog di Beppe Grillo si legge: "In seguito alle dichiarazioni dei portavoce sospesi dal MoVimento 5 Stelle Nuti, Mannino e Di Vita riportate dai giornali, in cui viene attaccato il candidato sindaco del MoVimento 5 Stelle a Palermo e in cui vengono fatte considerazioni sulla magistratura che non coincidono con i nostri principi, verrà chiesto ai probiviri di valutare nuove sanzioni oltre a quelle già applicate. Ho anche chiesto ai capigruppo del MoVimento 5 Stelle di raccogliere le firme dei parlamentari necessarie per indire la votazione dell'assemblea dei parlamentari per procedere anche alla sospensione temporanea dal gruppo parlamentare dei sospesi, fino a che sarà in vigore la loro sospensione dal MoVimento 5 Stelle come già stabilito dai probiviri".

Le dichiarazioni a cui si riferisce il post sono quelle rilasciate ieri alla stampa dai tre parlamentari indagati, i quali hanno sostenuto che il caso firme false sarebbe una montatura "ben organizzata nel Movimento" creata ad arte per screditarli politicamente da chi "ha poi lavorato alla designazione dell'attuale candidato sindaco di Palermo Ugo Forello". "Lo staff, in autunno, ci chiese un parere. E definimmo inopportuna la candidatura di Forello, da noi attaccato in Antimafia, nel giugno 2014, per un conflitto di interessi simile a quello della Boschi per Banca Etruria. Da avvocato difendeva i commercianti con Addiopizzo, ma con la stessa organizzazione chiedevano i risarcimenti e stavano nella commissione ministeriale che assegnava i risarcimenti", ha dichiarato Nuti, chiedendo inoltre insieme alle colleghe Di Vita e Mannino l'espulsione dei deputati regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, indagati nell'ambito dell'inchiesta nonché tra i primi testimoni ad aver confermato i fatti su cui indaga la magistratura palermitana: "Ha ragione Luigi Di Maio, le espulsioni dal Movimento 5stelle conseguono alla condanna in primo grado tuttavia i deputati regionali della Sicilia Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio dovrebbero essere espulsi dal Movimento, in quanto hanno confessato d'aver partecipato alla vicenda delle firme per le ultime comunali di Palermo. Che abbiano assunto il ruolo di accusatori non elimina le responsabilità penali che i due hanno ammesso, apparendo all'opinione pubblica come paladini e dunque estranei", si legge nella nota congiunta.

"Ma quale montatura ben organizzata? Da Riccardo Nuti c’è solo una avvilente mistificazione della realtà. Continuando ad attaccare il candidato sindaco di Palermo del M5S Ugo Forello non si fa che lederne l’immagine. È noto dagli atti che la denuncia iniziale è partita da soggetti terzi, anche se non in buona fede, avendolo fatto per motivazioni puramente politiche e personali, e che ci sono altri due indagati ad aver confermato i fatti – dice La Rocca – Continuare a insinuare montature costruite nel Movimento o attaccare il candidato sindaco di Palermo, nonostante l’archiviazione dell’esposto, significa continuare a lederne deliberatamente l’immagine", ha replicato Claudia La Rocca alle affermazioni del collega pentastellato.

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