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Fincantieri, sequestrato cantiere di Monfalcone: 5mila operai a casa

Da ieri lo stabilimento in provincia di Gorizia ha sospeso le attività, lasciando fermi circa 5mila lavoratori tra dipendenti e ditte in appalto. Wi indaga sull’attività di stoccaggio e trattamento dei residui delle lavorazioni sulle navi. Polemico Squinzi: “Manina anti-impresa al lavoro”.
A cura di Biagio Chiariello
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Stop improvviso alle attività dello stabilimento Fincantieri di Monfalcone. Questa la decisione presa dai vertici del Gruppo cantieristico, costretti da un sequestro di alcune aree “strategiche”, disposto dalla Procura della repubblica di Gorizia ed effettuato dai Carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Udine. L'ipotesi di reato è attività di gestione di rifiuti non autorizzata. L'ordinanza è stata emessa nell'ambito di una lunga indagine della procura isontina avviata nel 2013. La magistratura si era vista respingere la richiesta di sequestro per ben due volte, prima dal Giudice per le indagini preliminari e poi dal Tribunale, ma l’ha infine ottenuta vincendo il ricorso in Cassazione. In particolare, nel mirino degli investigatori ci sarebbe l'attività di stoccaggio e trattamento dei residui delle lavorazioni sulle navi, effettuate per conto di Fincantieri da aziende in subappalto. Sette persone, tra dirigenti e funzionari, sono state denunciate in stato di libertà. Il Piccolo riporta i numeri del "disastro": “dei cinquemila operai da oggi a casa, 1600 sono dipendenti diretti di Fincentieri, 3400 sono invece addetti delle ditte esterne”. Praticamente da oggi possono lavorare soltanto gli addetti alla manutenzione degli impianti, cioè circa un centinaio di persone. C'è da dire che al cantiere sono in costruzione alcune navi, grazie anche alla ripresa degli ordinativi, tornati a livello pre-crisi del 2007.

Polemiche di Squinzi e sindacati

"Fincantieri, ferma restando l'intenzione di assumere con urgenza tutte le opportune iniziative in sede giudiziaria al fine di ottenere la revoca di detta misura, che considera particolarmente gravosa anche in ragione dei danni che il permanere degli effetti della stessa potrebbe provocare, è costretta, in ottemperanza al predetto provvedimento del Tribunale, a disporre a far data da oggi la sospensione dell'attività lavorativa di tutto il personale coinvolto nel ciclo produttivo del cantiere di Monfalcone". Lo scrive il gruppo in una nota. Sulla questione è intervenuto anche il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi: “All’assemblea di Confindustria del 28 maggio parlai di una ‘manina anti-impresa’ che interviene quando meno te l’aspetti. Oggi sono stato superato dalla realtà, dai magistrati che hanno fermato la Fincantieri di Monfalcone. E’ un altro caso Ilva. Sembra che in questo Paese non si voglia che le imprese operino. Si tratta di un caso particolarmente grave”. Lanciano l’allarme i sindacati. “Non possono essere i lavoratori a pagare e la medesima azienda che li occupa a pagare le dure conseguenze di un provvedimento della Magistratura”, contesta Mario Ghini, segretario nazionale della Uilm.

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