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Export armi leggere: da Brescia record di vendite verso Africa e Medio Oriente

L’Opal – Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere – rivela come i volumi di affari per le aziende della provincia di Brescia produttrici di armi non siano mai stati tanto buoni. Record di esportazioni negli Stati Uniti con 132milioni di euro.
A cura di Davide Falcioni
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Se c'è un settore che sembra non conoscere crisi, anzi nel quale i fatturati crescono anno dopo anno, è quello della produzione delle armi leggere. L'Opal – Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere di Brescia – ha rivelato i dati forniti dall'Istat in merito alle armi esportate dalle aziende della provincia di Brescia: mentre i volumi complessivi sono aumentali lievemente, passando dai 315,8 milioni di euro del 2012 ai poco più di 316 milioni del 2013, ad essere significativo è il dato sulla destinazione delle esportazioni: le aree più calde del pianeta hanno fatto registrare incrementi sensibili, con il Medio Oriente e l'Africa che, rispettivamente, hanno incrementato gli acquisti del +23% e +36%. Sono aumentate anche le esportazioni verso il Nord America e i paesi dell’Unione Europea (entrambe dell’11,5%) che rappresentano da sempre i maggiori acquirenti di armi bresciane, mentre vedono una consistente contrazione quelle verso i paesi asiatici (meno 58%) e i paesi europei non appartenenti all’UE (meno 25%) tra cui la Turchia.

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Regno Unito, Turchia e Stati Uniti rimangono i migliori singoli acquirenti di armi bresciane, mente le esportazioni sono in netto calo verso Messico e India. Egitto e Guatemale, nazioni con forti tensioni interne, hanno aumentato i volumi di armi leggere acquistate. La stessa cosa è accaduta con il Libano: paese che però è sottoposto all'embargo delle armi. Il presidente dell'Opal Piergiulio Biatta ha dichiarato: "Nonostante le reiterate rimostranze dei produttori bresciani di armi che per mesi si sono lamentati di presunti nuovi gravami burocratici tanto da chiedere di snellire la normativa, le esportazioni di armi dalla nostra provincia non sembrano affatto in crisi e anzi trovano nuovi acquirenti nelle zone dove le tensioni e i conflitti sono più frequenti. Rinnoviamo perciò il nostro invito al Governo e alle autorità competenti ad esercitare tutte le necessarie cautele nel rilasciare le autorizzazioni all’esportazione. E cogliamo l’occasione per ringraziare l’ex ministro degli Esteri, Emma Bonino, la quale, anche a seguito della nostra richiesta, lo scorso agosto ha deciso di sospendere le esportazioni di armi verso l’Egitto".

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Carlo Tombola, coordinatore scientifico Opal, ha detto: "L’analisi dei dati evidenzia ancora una volta la necessità di migliorare la trasparenza su queste esportazioni. Le cifre fornite dall’ISTAT rendono quanto mai difficile comprendere non solo la tipologia, ma soprattutto gli effettivi destinatari: si tratta, infatti, di armi e munizioni destinate sia alle forze armate che ai corpi di polizia e di sicurezza, sia per la difesa personale sia di tipo sportivo e per la caccia fino al collezionismo. Non è più accettabile ed è controproducente che l’Italia in questo settore, di cui è uno tra i leader mondiali, mantenga zone d’ombra e opacità: la Germania e la Svizzera che annoverano produzioni ed esportazioni altrettanto rilevanti pubblicano dei rapporti governativi ben più dettagliati e chiari".

Ma vediamo nel dettaglio: gli Stati Uniti, con oltre 132 milioni di euro, pari a circa il 48% di tutto l’export armiero bresciano del 2013, sono il principale acquirente di armi, con un incremento dell'11% rispetto al 2012 malgrado le restrizioni imposte dall'amministrazione Obama all'indomani della strage di Newtown. L'Opal, a proposito, a ricordato come la direzione della Fabbrica d’Armi Beretta si sia rifiutata di ricevere una delegazione della Metro Industrial Areas Foundation (Metro IAF), una rete di più di 2.500 congregazioni religiose, sindacati locali, associazioni civiche e altri gruppi di cittadini statunitensi , che lo scorso dicembre si è appositamente recata a Gardone Val Trompia per poter presentare le proprie proposte per armi più sicure.

Alle spalle degli USA si piazza la Turchia, con quasi 24 milioni di euro di armi acquistate, quindi Russia, Messico, India e tutti gli altri Paesi. A proposito dell'India il calo di export è stato drastico: se nel 2012 il volume di affari era di 10 milioni di euro, nel 2013 è sceso ad appena 600mila euro. Secondo l'Opal "potrebbe essere il risultato di una restrizione sulle esportazioni messa in atto dalle nostre autorità nazionali anche a seguito della vicenda dei due fucilieri della Marina che, ormai da oltre due anni, sono trattenuti in India".

Giorgio Beretta conclude: "Non vanno dimenticate le esportazioni di armi verso nuovi acquirenti come il Guatemala (più di 4,8 milioni di euro) molto probabilmente per forniture alle Forze dell’ordine. Ma soprattutto al Libano (oltre 2 milioni di euro): esportazioni sulle quale da tempo chiediamo alle autorità competenti di fare chiarezza considerato che verso quel paese è tuttora in vigore l’embargo di armi da parte sia delle Nazioni Unite che dell’Unione Europea. Non ci risultano né esportazioni dirette al contingente militare UNIFIL o ad altre forze di sicurezza e ancor meno che il tiro al piattello sia diventato uno sport di massa nel martoriato paese mediorientale tanto da giustificare esportazioni di armi cosi rilevanti".

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