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Elezioni Usa, i sondaggi dopo il confronto tv tra Trump e Clinton

Tutto quello che c’è da sapere sui sondaggi e le previsioni che accompagnano la campagna elettorale a stelle e strisce. Allo stato attuale, come riporta l’agenzia RealClearPolitics, la candidata democratica è avanti di due punti sul rivale repubblicano, ma si tratta di probabilità e i giochi sono ancora aperti.
A cura di Ida Artiaco
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La lotta, senza esclusioni di colpi, tra Hillary Clinton e Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca si avvicina sempre di più alla sua fase finale. Il prossimo 8 novembre i cittadini americani saranno chiamati ad eleggere il 45esimo presidente della storia del Paese. In attesa del verdetto definitivo, a tenere banco sono soprattutto i sondaggi e le previsioni che vedono in vantaggio l'uno o l'altro candidato a succedere a Barack Obama. Ci sono siti specializzati che monitorano durante tutto il corso della campagna elettorale l'andamento dei cosiddetti "poll tracker", che possono a loro volta suggerire chi probabilmente sarà il vincitore.

Tra questi, uno dei più attendibili è RealClearPolitics: allo stato attuale l'ex First Lady e rappresentante del Partito democratico è avanti di 2 punti percentuali sul suo rivale repubblicano (46.6 contro 44.6), ma non è sempre stato così dall'inizio della corsa alla Casa Bianca. In genere, vengono considerati non i singoli sondaggi ma le medie dei sondaggi, che usano campioni molti ampi che coprono periodi più lunghi e aiutano a scartare gli errori statistici. Che cosa significa questo? Quale il margine di errore? E quali gli Stati da tenere sott'occhio?

Trump vs Hillary: come sono cambiate le previsioni negli ultimi mesi

Il ruolo dei sondaggi è fondamentale per l'elezione finale del Presidente degli Stati Uniti, anche se è improbabile che possano riflettere il risultato finale. Basti pensare a quello che è successo negli ultimi mesi tra Donald Trump e Hillary Clinton per averne conferma. Il magnate newyorkese, considerato un outsider dei repubblicani, subito dopo l'ufficialità della sua candidatura sembrava colmare il divario che lo separava dalla sua rivale, schizzata quasi immediatamente in cima alle preferenze degli americani. Addirittura, come ricorda il quotidiano inglese Telegraph, era riuscito già a maggio a superarla.

La candidata democratica, dal canto suo, ha prima dovuto affrontare le conseguenze del cosiddetto "email-gate" e poi le illazioni sulla sua salute, che l'hanno vista perdere i punti guadagnati nei mesi precedenti, anche se ha quasi sempre mantenuto il vantaggio su Trump. Anche perché quest'ultimo ha lentamente perso popolarità a causa dei continui attacchi contro i cittadini di religione musulmana e le polemiche per le frasi sessiste. Ma la partita è ancora apertissima e tutto può succedere. Ne è una conferma il fatto che le percentuali oscillano continuamente, anche in seguito ai dibattiti televisivi tra i due candidati. Dopo il primo scontro del 26 settembre scorso, seguito da più di 80 milioni di spettatori, Clinton aveva guadagnato ben 4 punti percentuali su Trump, anche se solo il 9% di chi ascoltava ha cambiato idea dopo averli sentiti discutere di politica estera e interna. Grande attesa c'è per l'ultimo match sul piccolo schermo, in programma lunedì 19 ottobre a Las Vegas, quando si potranno avere numeri più indicativi delle preferenze.

Gli Stati da tenere sott'occhio per l'elezione

Dal momento che i punti percentuali che separano i due candidati sono pochi e ancora potrebbero esserci dei colpi di scena nei sondaggi man mano che ci si avvicina alla data del voto, ci sono alcuni territori che potrebbero fungere da ago della bilancia e risultare determinanti per la vittoria finale dell'uno o dell'altro aspirante presidente. Ma facciamo un passo indietro. Come è noto, l'elezione del presidente avviene negli Stati Uniti in modo indiretto. I cittadini dei 50 stati federali, nel corso del cosiddetto "Election Day", scelgono i propri rappresentanti, in numero proporzionale a quello degli abitanti, che andranno a formare il Collegio Elettorale, i cui membri a loro volta eleggeranno direttamente presidente e vice. Questa precisazione è importante perché bisogna considerare non solo i sondaggi relativi ai candidati alla massima carica ma anche quelli dei delegati. Così, se ad esempio la campagna di Clinton è sostenuta da grandi stati tradizionalmente democratici come New York, New Jersey e Illinois, questi potrebbero condurla direttamente alla vittoria finale. Un po' come è successo nell'elezione di Barack Obama nel 2008, quando gli stati più popolati hanno giocato un ruolo chiave.

Quali sono gli stati in bilico (o Swing States) da monitorare

Oltre agli Stati più popolati, da tenere sott'occhio sono anche quelli in bilico, i cosiddetti "Swing States", nei quali nessun candidato o partito ha un sostegno predominante e tale da assicurare i voti dello Stato stesso nel Collegio Elettorale. Hanno cioè il potere di far oscillare i sondaggi e il risultato dell'elezione continuamente. Qui per il momento né Trump né Clinton hanno un significativo vantaggio. Eccone l'elenco di seguito, con le percentuali registrate nelle elezioni del 2008:

  • Florida (50.0% democratici – 49,1% repubblicani);
  • Ohio (50.7% democratici – 47,7% repubblicani);
  • North Carolina (48.4% democratici – 50.4% repubblicani);
  • Virginia (51.2% democratici – 47,3% repubblicani);
  • Arizona (44.6% democratici – 53,7% repubblicani);
  • Nevada (52.4% democratici – 45,7% repubblicani);
  • Colorado (51.5% democratici – 46,1% repubblicani);
  • Georgia (45.5% democratici – 53.3% repubblicani).
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