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Controlli a distanza, Camusso: “Spionaggio da Grande Fratello”

La leader della CGIL ha commentato l’introduzione, nel Jobs Act, di una norma che consente ai datori di lavoro di controllare pc, tablet e telefoni forniti ai dipendenti.
A cura di Davide Falcioni
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Non usa mezzi termini Susanna Camusso per definire l'introduzione dei controlli a distanza nel decreto attuativo del Jobs Act: "E' uno spionaggio nei confronti dei lavoratori. Se uno viene autorizzato a entrare nei mezzi di comunicazione che usano le persone, è difficile non definirlo Grande Fratello". La segretaria generale della CGIL ha commentato la possibilità, offerta dalla riforma del lavoro, che i datori di lavoro possano introdursi in pc, tablet, smartphone e altri strumenti di comunicazione forniti dall'azienda per controllare l'attività effettivamente svolta dai dipendenti.

"Non ce l'aspettavamo, mi sembra evidente che per tante ragioni ci sia un abuso rispetto alle norme di diritto che esistono sulla privacy delle persone", ha aggiunto Camusso, garantendo che "la Cgil interverrà prima di tutto guardando all'iter parlamentare nelle commissioni". "Siamo di fronte a una idea sconvolgente della vita delle persone – ha aggiunto la leader del sindacato – il lavoro è sempre di più una merce giocata al ribasso. E' l'ennesima conferma di un disinvestimento sul lavoro. E' la conferma che tutte le affermazioni di lotta alla precarietà sono negate dalle modalità concrete con cui si impedisce ai lavoratori di essere persone libere".

Il decreto del Jobs Act in questione modifica l'articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori, quello che vieta l'installazione di sistemi di controllo audiovisivi e consente il monitoraggio dell'attività dei dipendenti solo in seguito a un accordo sindacale. Nella nuova formula, invece, il Governo Renzi dà il via libera all'installazione di telecamere per il controllo remoto anche senza l'ok dei rappresentanti dei lavoratori. Non solo: anche gli strumenti forniti ai dipendenti per lavorare potranno essere controllati, anche al fine di costituire una prova in un eventuale giudizio. Secondo Camusso "è una norma molto preoccupante, ricorda la discussione sui sistemi di controllo americani sui singoli Stati che non i temi del lavoro ".

Dopo le polemiche il Ministero del Lavoro rettifica in parte quanto trapelato ieri sul controllo a distanza dei lavoratori assicurando che non vi è stata nessuna liberalizzazione e che la norma è in linea con le indicazioni del Garante della Privacy. Ecco la nota integrale del Ministero:

 Ministero del Lavoro, nessuna liberalizzazione; norma in linea con le indicazioni del Garante della Privacy

La norma sugli impianti audiovisivi e gli altri strumenti di controllo contenuta nello schema di decreto legislativo in tema di semplificazioni, adegua la normativa contenuta nell'art.4 dello Statuto dei lavoratori – risalente al 1970 – alle innovazioni tecnologiche nel frattempo intervenute.

La norma non "liberalizza", dunque, i controlli ma si limita a fare chiarezza circa il concetto di "strumenti di controllo a distanza" ed i limiti di utilizzabilità dei dati raccolti attraverso questi strumenti, in linea con le indicazioni che il Garante della Privacy ha fornito negli ultimi anni e, in particolare, con le linee guida del 2007 sull'utilizzo della posta elettronica e di internet.

Come già la norma originaria dello Statuto, anche questa nuova disposizione prevede che gli strumenti di controllo a distanza, dai quali derivi anche la possibilità di controllo dei lavoratori, possono essere installati

esclusivamente per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale;ed esclusivamente previo accordo sindacale o, in assenza, previa autorizzazione della Direzione Territoriale del Lavoro o del Ministero.

La modifica all'articolo 4 dello Statuto chiarisce, poi, che non possono essere considerati "strumenti di controllo a distanza" gli strumenti che vengono assegnati al lavoratore "per rendere la prestazione lavorativa" (una volta si sarebbero chiamati gli "attrezzi di lavoro"), come pc, tablet e cellulari.

In tal modo, viene fugato ogni dubbio – per quanto teorico- circa la necessità del previo accordo sindacale anche per la consegna di tali strumenti.

L'espressione "per rendere la prestazione lavorativa" comporta che l'accordo o l'autorizzazione non servono se, e nella misura in cui, lo strumento viene considerato quale mezzo che "serve" al lavoratore per adempiere la prestazione: ciò significa che, nel momento in cui tale strumento viene modificato (ad esempio, con l'aggiunta di appositi software di localizzazione o filtraggio) per controllare il lavoratore, si fuoriesce dall'ambito della disposizione: in tal caso, infatti, da strumento che "serve" al lavoratore per rendere la prestazione il pc, il tablet o il cellulare divengono strumenti che servono al datore per controllarne la prestazione. Con la conseguenza che queste "modifiche" possono avvenire solo alle condizioni ricordate sopra: la ricorrenza di particolari esigenze, l'accordo sindacale o l'autorizzazione.

Perciò, è bene ribadirlo, non si autorizza nessun controllo a distanza; piuttosto, si chiariscono solo le modalità per l'utilizzo degli strumenti tecnologici impiegati per la prestazione lavorativa ed i limiti di utilizzabilità dei dati raccolti con questi strumenti.

Il nuovo articolo 4, peraltro, rafforza e tutela ancor meglio rispetto al passato la posizione del lavoratore, imponendo:

che al lavoratore venga data adeguata informazione circa l'esistenza e le modalità d'uso delle apparecchiature di controllo (anche quelle, dunque, installate con l'accordo sindacale o l'autorizzazione della DTL o del Ministero);e, per quanto più specificamente riguarda gli strumenti di lavoro, che venga data al lavoratore adeguata informazione circa le modalità di effettuazione dei controlli, che, comunque, non potranno mai avvenire in contrasto con quanto previsto dal Codice privacy. Qualora il lavoratore non sia adeguatamente informato dell'esistenza e delle modalità d'uso delle apparecchiature di controllo e delle modalità di effettuazione dei controlli dal nuovo articolo 4 discende che i dati raccolti non sono utilizzabili a nessun fine, nemmeno a fini disciplinari.

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