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Confindustria: “Contrari all’anticipo del Tfr”. E sull’art 18: “Avanti senza paura”

Il presidente di Confindustria sprona Renzi sulla riforma dell’articolo 18: “Non regaliamo l’ultimo miglio alla paura perché la strada dell’indennizzo è quella giusta e se si decide di cambiare, facciamolo”.
A cura di Davide Falcioni
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AGGIORNAMENTO: Intervenuto al Forum dell'Innovazione di Napoli Giorgio Squinzi, numero uno di Confindustria, ha ribadito a netta contrarietà del'organizzazione degli industriali al pagamento del Tfr in busta paga. Rivolgendosi a Matteo Renzi Squinzi ha affermato: "Deve esserci un luogo in cui ci si guarda in faccia e si decide, sarebbe auspicabile insieme. È urgente lavorare insieme a grandi progetti Paese, servono grandi idee e tanta fiducia". Poi ha suggerito: bisogna puntare su "dieci idee, non di più. Dieci grandi progetti". Sulla riforma dell'articolo 18 Squinzi si è detto favorevole ma ha spiegato: "Non regaliamo l'ultimo miglio alla paura perché la strada dell'indennizzo è quella giusta e se si decide di cambiare, facciamolo davvero senza mediazioni che tolgano coraggio e senso al provvedimento".

Se Sergio Marchionne sostiene Matteo Renzi anche sull'ipotesi di anticipare il TFR in busta paga di certo non è così per tutti gli industriali. Alberto Baban, presidente di Piccola Industria di Confindustria, è stato molto duro sia con il Presidente del Consiglio che con l'amministratore delegato di Fiat Chryler: "Un grande manager di una grande azienda che ha la fiscalità in Olanda e la contabilità a Londra ha detto di essere favorevole alla proposta del premier Renzi sul Tfr in busta paga? Lui il problema non ce l'ha, perché è un problema delle piccole e medie imprese".

Secondo il responsabile di Confindustria quella dell'anticipo del TFR in busta paga "una proposta che, anche ipotizzando una eventuale collaborazione con il sistema bancario, cosa ben poco credibile e ancor meno praticabile, non può che vederci totalmente contrari". Baban ha spiegato che la misura provocherebbe instabilità economica alle imprese e le ipotesi circolate in questi giorni "andrebbero a toccare i fondi pensione e il fondo gestito dall'Inps per almeno 6 miliardi di euro e, per noi intollerabile, anche gli 11 miliardi l'anno che oggi ‘restano' in gran parte nelle imprese con meno di 50 addetti". "Risorse considerate – ha aggiunto Baban – un debito in bilancio, ma che di fatto rappresentano preziosa liquidità a disposizione".

Il presidente delle Piccole Imprese di Confindustria ha anche parlato della riforma dell'articolo 18: "Abbamo capito come agisce il presidente del Consiglio. Getta il sasso e a seconda delle barricate alzate, dopo dice ‘abbiamo scherzato, facciamo solo piccole modifiche. Basta con continue marce e retromarce su un tema così determinante per il lavoro. Noi abbiamo bisogno di soluzioni chiare e definitive. Perché non migliorare gli strumenti esistenti invece di introdurre una nuova tipologia di contratto, applicabile, tra l'altro, solo alle nuove assunzioni? Non sarebbe più coerente innovare il contratto a tempo indeterminato rendendolo meno costoso e più flessibile se la flessibilità interna al rapporto di lavoro è uno dei fattori di competitività del modello tedesco, perché non affidare interamente alla contrattazione la definizione delle mansioni? E infine. Superiamo la disciplina attuale, riservando la sanzione della reintegrazione solo ai casi in cui vi siano elementi di discriminazione. Da sempre sosteniamo che occorre privilegiare la tutela delle persone nel mercato del lavoro, piuttosto che la mera conservazione del posto di lavoro".

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