Con i tagli al Senato i camerieri del ristorante rischiano il posto

I tagli alla Casta erano iniziati nella scorsa legislatura proprio dal cibo, prima con la trasformazione di menù e costi dei due ristoranti di Camera e Senato e poi con la definitiva chiusura di quest'ultimo avvenuto negli ultimi mesi di vita del vecchio Parlamento. Dopo l'ondata di polemiche anti casta per via dei costi irrisori di un pranzo a Palazzo Madama, la Presidenza del Senato infatti aveva modificato il tariffario del menù del ristorante facendolo diventare quasi normale riuscendo però così a far scappare la gran parte dei senatori che non erano disposti a sborsare il prezzo quasi pieno di un pranzo.  L'evidente conseguenza è stato il netto calo delle presenze ed una drastica riduzione dei piatti consumati che ha costretto la società appaltatrice a rescindere il contratto con il Senato ed a mandare in cassa integrazione i suoi dipendenti.

In attesa di un nuovo appalto – Come denunciano i lavoratori questa situazione da allora non è cambiata e se i nuovi parlamentari non prenderanno provvedimenti da giugno scatteranno i tagli al personale con i licenziamenti. Il problema è che la Presidenza de Senato deve indire un nuovo bando di gara per l'assegnazione del servizio che richiede tempi lunghi e in una situazione di crisi è facile che il problema venga posticipato. Con una lettera indirizzata al Consiglio di Presidenza di Palazzo Madama i dipendenti fanno presente quindi la situazione di attesa che si prolunga da tempo chiedono di intervenire prima dell'estate per scongiurare i licenziamenti.