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Chi può dare dell’irresponsabile a Grillo?

Dopo il presunto appoggio ad un eventuale governo Pd-Pdl (poi prontamente smentito) di questa mattina, subentra una riflessione: quanto sarebbe “responsabile” da parte di Grillo verso i suoi attivisti riflettere sul senso di responsabilità cui tutti lo chiamano?
A cura di Andrea Parrella
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Milano, Beppe Grillo comizio in  piazza Duomo

Da qualche giorno, cinque per l'esattezza, ci siamo sentiti tutti più responsabili. Meglio, correggiamo il tiro, abbiamo avvertito una forte esigenza di responsabilità, la domanda in crescita rispetto al bisogno, come da tempo non accadeva, ammesso che sia mai accaduto. Evitando di tergiversare, è da giorni che si invoca un insperato gesto di coscienza da parte del M5s (per ora è ancora solo Grillo), affinché ceda e deroghi alla sua cocciutaggine, la rigorosa inflessibilità che andrebbe risolta con l'accettazione a trattare con il Pd per un programma di governo su punti "condivisi".

Messa da parte qualunque disquisizione ideologica, si dovrebbe provare a mettersi nei panni di un attivista del MoVimento, uno di quelli che da qualche anno si fa un cuore così a dare volantini al freddo e al gelo, magari la domenica etc.etc. Praticamente figurarsi davanti agli occhi il profilo devoto al sacrificio descritto nei comizi da Grillo con toni agiografici. Immaginiamocelo entusiasta per essersi sentito parte di un successo difficile da raggiungere, pur consapevole che il percorso, a detta loro, sarà ancora lungo e faticoso. Ce l'avete presente, no? Uno di quegli attivisti, magari più operoso che arguto, che non ambisce alle parlamentarie ma c'è; Michele Serra su L'Espresso di ieri ha trovato la sintesi delle caratteristiche comuni dei Cinquestelle in magri e stempiati. Questo magro e stempiato il programma l'ha letto, ci ha trovato scritta una frase, in un anfratto, una frase ben precisa che nega assolutamente la possibilità di alleanze, di qualunque tipo esse siano.

Successivamente il lettore prenda Grillo, che oggi pare aver pronunciato una frase risolutiva, ma non ha detto nulla di diverso da ciò che dice da giorni, ovvero che l'unica maniera per avviare un'azione di governo similare all'esperienza siciliana sia quella di un'alleanza Pd-Pdl, col MoVimento disposto a votare ciò che sia affine al suo programma; insomma prendete lui, due giorni dopo le elezioni che ha tecnicamente stravinto a furor di popolo, e mettetegli in bocca parole di concertazione, di avvicinamento e collaborazione con l'altra parte, che lui riempie di sterco da anni e dalla quale riceve equivalente moneta di scambio. La domanda che ci si pone è semplice: qualunque sia l'obbiettivo di quel governo concertato, non credete che l'attivista della domenica, della neve, della pioggia, quello lì nemmeno troppo arguto, insomma quello magro e stempiato, avrebbe diritto a sentirsi sostanzialmente un coglione?

Sinossi: indipendentemente dall'idea che si abbia, credo sia innegabile che da giorni si stia cercando di far passare il perseguimento di una linea politica come un capriccio, un dispetto che Grillo vorrebbe fare a qualcuno. E ancora si scambia un semplice punto "inderogabile" di programma, come il surrogato di un tatticismo politico che dovrebbe portare a risultati surrettizi. E' fondamentale capire che per intuire questa logica bisogna penetrare in un sistema di pensiero, capire che cedere adesso, per il MoVimento, significherebbe una scelta politica compromettente per tutti i secoli dei secoli, una corda spezzata riparata con un nodo, evidente, sul quale chiunque potrà passarci la mano e dire, un giorno: "Voi siete quelli che hanno appoggiato il Pd".

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